Interventi

Intervento preventivo 2024 DECS

05 febbraio 2024

Presidente del Gran Consiglio, Onorevoli Consiglieri di Stato, colleghe e colleghi,

il 2024 sarà un anno importante per il DECS, soprattutto per alcuni ambiti cruciali: mi riferisco alla scuola speciale e la politica d’inclusione, al il superamento dei livelli alla Scuola media e alla nuova Legge delle scuole dell’obbligo. Sono temi che a nome del PLR tratterò in questo mio intervento.

Proprio dal messaggio sul preventivo emerge che i costi della pedagogia speciale sono passati dai 16 milioni di Fr. del 2015 ai 36,6 milioni di Fr. del 2022: si tratta di un aumento del 166% in nemmeno 10 anni. Sono cifre considerevoli, che hanno portato il nostro Partito a porre una serie di domande al Governo, ribadendo anzitutto l’importanza di una politica scolastica inclusiva, anche quale mezzo di coesione sociale. Riteniamo altresì che se essa sia promossa senza uno sguardo sufficientemente critico ed obiettivo e senza confrontarsi con la realtà dei fatti, arrischia di produrre più effetti indesiderati che benefici, negli allievi (sia nei più bisognosi di attenzione, sia in coloro che hanno altre capacità da sviluppare) e pure nei docenti (che, seppur sostenuti da molte-troppe figure, sono spesso in difficoltà).

A nostro avviso, è quindi indispensabile svolgere un’analisi critica ed oggettiva sulle misure messe in atto per capire la loro reale efficacia, con l’obiettivo di individuare eventuali correttivi da implementare. Il progetto “Ripensare l’inclusione” dovrebbe andare in questa direzione. Lo auspichiamo vivamente. Proprio in queste settimane, tra l’altro, a Ginevra e Neuchatel stanno rivedendo le politiche d’inclusione scolastica.

Il 2024 sarà un anno importante anche per il superamento dei livelli nel secondo biennio della Scuola media, progetto approvato dal Parlamento nel febbraio dello scorso anno. La sperimentazione – che noi abbiamo sempre definito un’esperienza a geometria variabile, che arrischia di sfociare in risultati non paragonabili e scientificamente non attendibili – ha avuto inizio in sei sedi su base volontaria. Il Parlamento decretò quattro modelli di co-docenza da sperimentare. Sembrerebbe però che uno fra di essi, quello inerente il “sistema degli indirizzi opzionali” non sia sperimentato. Anche per questo ambito abbiamo inoltrato un’interrogazione, volta ad avere chiarezza per questo ed altri dubbi sorti agli addetti ai lavori (come ad esempio se corrisponde al vero che il costo per il suo finanziamento, di 2.4 mio. di Fr., provenga dai sussidi federali per la formazione professionale e destinati a finanziare gli investimenti di questo settore formativo).

Di questi due temi si è recentemente espresso anche Bruno Cereghetti, che intravvede il rischio che la scuola stia andando nella direzione di un’istituzione ovattata, facile, inclusiva e che, in riferimento alla sperimentazione in atto sui livelli, sussista il pericolo di “abbassare il livello generale per consentire a tutti di fruire della scuola in massima sicurezza e senza traumi”. Rilevo innanzitutto come sia la prima volta che un politico di sinistra (benché, se posso permettermi e senza esprimere giudizi, di una sinistra moderata, democratica, non intransigente ed ideologica), critichi le politiche inclusive e l'abrogazione dei livelli alla scuola media. Sono criticità che sia personalmente che come PLR abbiamo sempre rivolto al DECS.

Ma le problematiche sono altre, innanzitutto derivanti dalla gestione di alcuni importanti dossier da parte del Dipartimento. Un esempio su tutti è la Nuova Legge delle Scuole dell’obbligo, il cui messaggio è stato licenziato qualche giorno prima delle Elezioni cantonali del 2023, senza la più che necessaria condivisione e consultazione con il mondo della scuola e i Comuni. Siamo in molti a chiederci come sia possibile agire in tal modo per un tema così importante. Opportunamente la Commissione formazione e cultura ha chiesto alla direttrice del DECS di indire una consultazione, richiesta peraltro subito accolta dall’onorevole Marina Carobbio. La consultazione ha avuto una larga partecipazione e ha permesso di far emergere, giustamente, le svariate criticità della Legge, accanto ad alcuni punti comunque positivi. Attendiamo ora di conoscere le decisioni che il DECS prenderà nel merito.

Aggiungo ora un’altra considerazione. Di recente abbiamo saputo dei positivi risultati che gli studenti ticinesi hanno conseguito nella ricerca denominata PISA. Se ciò non può che far piacere, anche se non occorre sopravvalutare questo risultato, mi lascia perplesso l’immediato desiderio di mettersi la medaglia al petto da parte della Divisione Scuola, non perdendo l’occasione di rimarcare che tali successi siano da ricercare anzitutto nel carattere inclusivo della scuola in Ticino (in cui le problematicità invece non mancano) e sulla cosiddetta didattica per competenze promossa nella scuola dell’obbligo. Solo in aggiunta a questi due elementi, ci sarebbero anche la motivazione e la professionalità dei docenti. Chi conosce per davvero la scuola e chi la fa ogni giorno, con le situazioni positive e piacevoli ma pure con quelle più complicate e comunque reali, sa che sono proprio i docenti, nel bene (speriamo) o nel male, ad essere determinanti in questo senso, e non concetti teorici distanti dalla realtà.

Proprio la didattica per competenze dev’essere un tema di confronto critico e costruttivo. Il professor Fabio Camponovo qualche settimana fa sui media giustamente ha sottolineato che il Piano di studio è “tutto speso nella celebrazione della didattica per competenze, idolo indiscusso degli attuali approcci all’insegnamento e all’apprendimento”. Quello di allentare la morsa sui contenuti a scapito delle competenze trasversali (certo importanti, e che peraltro vengono attivate quotidianamente), non fa che rendere sempre più fragili le conoscenze degli allievi. In un momento in cui il docente è sempre più impegnato a risolvere problemi di gestione del gruppo-classe oppure focalizzato in oneri burocratici eccessivi (banalizzati dai vertici della scuola) e in cui gli studenti sono tempestati da (troppi) stimoli distraenti, bisogna ritornare all’ABC dell’insegnamento e perseguire obiettivi chiari e riconoscibili. Riequilibrando le priorità tra competenze e conoscenze. In questo modo, a mio parere e comunque non senza difficoltà, contribuiremo a formare i cittadini di domani con un bagaglio culturale e conoscitivo (più) solido e meno fragili emotivamente.

È quindi essenziale che nel vocabolario quotidiano di chi fa scuola e del Dipartimento, tornino ed essere centrali alcuni modi di essere ed atteggiamenti che noi reputiamo essenziali per la crescita dei giovani: l’impegno, la tenacia, l’allenamento alla fatica, la capacità di risollevarsi dagli insuccessi, il senso di responsabilità e la volontà di migliorare sempre. Ossia una riscoperta di una sorta di “pedagogia dei valori”. E, in parallelo, da parte dei docenti, occorre ribadire l’importanza a suscitare passioni, interessi ed emozioni, trasmettendo quella sete di apprendimento fondamentale per affrontare la vita. Nel Piano di studio della scuola dell’obbligo queste essenzialità purtroppo non costituiscono la colonna portante. In molti evidenziano l’eccessivo "pedagogichese" presente in questo documento, di difficile comprensione pure per gli addetti ai lavori, con il rischio che diventi fine a sé stesso.

Il mio invito, comunque, è che il mondo della scuola si faccia sentire maggiormente nei confronti del Dipartimento, non solo per temi legati agli stipendi e alle pensioni, ma anche e soprattutto per tematiche legate alla quotidianità scolastica. In molti sono sfiduciati e rassegnati per la mancanza di ascolto e considerazione riscontrati nel passato. È perciò indispensabile invertire questa tendenza.

Concludo con un altro tema che tanto ha fatto discutere qualche mese fa, anche in modo strumentale. È quello relativo all’agenda dell’anno scolastico 2024/2025 e ai suoi contenuti. Auspico che l’esperienza negativa vissuta convinca DECS e DSS a cambiare modalità operativa. Perché questi modi d’agire, senza coinvolgere la scuola e facendo “scoprire” i contenuti dell’agenda dai media, non fanno altro che stimolare reazioni scomposte, divisive e polarizzanti, che non sono appropriate per affrontare i temi (seri) che si vorrebbero trattare.

Aron Piezzi
a nome del PLR