A scuola di libertà e responsabilità
22 marzo 2024
È nota a tutti la vicenda del ritiro del messaggio governativo sulla nuova Legge delle scuole dell’obbligo, licenziato poco prima Elezioni cantonali e senza alcuna consultazione. La Commissione formazione e cultura, che ho il piacere di presiedere, all’inizio di questa legislatura ha biasimato questo approccio e chiesto alla nuova Consigliera di Stato di mettere in consultazione la Legge. Alla luce delle molteplici criticità emerse, il DECS ha opportunamente ritirato il messaggio, per poi riavviare su altri basi l’iter legislativo.
Questo dietrofront, più che mai saggio, dimostra l’importanza del coinvolgimento e della condivisione in politica, anche e soprattutto nel mondo della scuola. Fino alla scorsa legislatura ciò era praticamente assente e di conseguenza, spesso, i rapporti tra le parti erano tesi e contrastanti. È invece essenziale che il DECS si dimostri attento a questo aspetto; ma è altrettanto doveroso che pure chi vive giornalmente la realtà scolastica sia proattivo e criticamente costruttivo, affinché si possano continuamente individuare nuove idee per migliorare la scuola.
E di cambiamenti, a mio avviso, ce ne sono bisogno. Il mantra del DECS in questi anni si è focalizzato su una politica di inclusione spinta all’estremo, sulla differenziazione pedagogica che si vuole quasi individualizzata, sull’eccessivo peso conferito alla didattica per competenze, su un Piano di studio eccessivamente gonfiato e poco aderente alla realtà quotidiana e sulla volontà di burocratizzare tutto ciò che avviene in aula. Inoltre, assistiamo a continui tentativi di intrusione legati al politically correct, al terrorismo ambientale, a discorsi fuorvianti sulla parità di genere e all’ideologia woke. Un bel minestrone insomma, in cui i docenti, che non sono dei super eroi, si dimostrano vieppiù insofferenti. Immaginiamoci gli allievi.
È dunque essenziale tornare all’essenzialità dell’insegnamento e perseguire obiettivi chiari, di padronanza e sviluppo. In questo modo contribuiremo a formare i cittadini di domani con un bagaglio culturale e conoscitivo (più) solido e meno fragili emotivamente. Anche perché la scuola, ma pure il DECS!, deve riappropriarsi di modi d’essere ed atteggiamenti che sono centrali per la crescita dei giovani: impegno, perseveranza, resilienza, senso di responsabilità e ambizione. E, in parallelo, i docenti e gli altri professionisti devono continuamente riuscire a suscitare passioni, interessi ed emozioni, trasmettendo quella sete di apprendimento fondamentale per affrontare la vita.
Come disse Mario Lodi, brillante maestro e pedagogista italiano scomparso dieci anni fa, “a scuola i bambini possono imparare a vivere ogni giorno da cittadini liberi e responsabili”. Sta ai docenti fare in modo che ciò avvenga. È un’entusiasmante sfida: forza, riappropriamoci di questa scuola, in cui diritti e doveri si alimentano spontaneamente!
Aron Piezzi
deputato PLR