Voglia di futuro per le Valli

08 marzo 2023

Come frenare lo spopolamento in atto nelle zone più discoste del Ticino e provare ad invertire questa tendenza? L’Antenna Vallemaggia, agenzia di sviluppo territoriale legata all’Ente regionale per lo sviluppo del Locarnese (ERS), da qualche anno tenta di rispondere a questa domanda, proponendo iniziative diversificate per ridare slancio alla montagna.

Riabitare la montagna Nell’ottica di una sempre più importante coesione regionale, le Valli del Locarnese e l’ERS hanno promosso uno studio, affidato al gruppo Multi, per analizzare le tendenze demografiche in atto e lo stato del proprio parco immobiliare, ma soprattutto per individuare misure concrete, sfociate anche grazie a un sondaggio, per tornare a riabitare le zone più periferiche. Nel corso del 2023 il nostro obiettivo sarà implementare queste misure, suddivise in cinque ambiti: infrastrutture; abitazioni e strutture ricettive; promozione; servizi; occupazioni. Maggiori informazioni sono disponibili su www.invallemaggia.ch.

L’iniziativa è interessante anche per le sinergie che si stanno sviluppando nella regione del Locarnese e le sue Valli. Questo “nuovo” patto tra città e montagna dovrà sfociare in una diversa idea di sviluppo, individuando alternativi modelli di vita. Perché non provare a invertire lo sguardo e guardare al Ticino muovendo dai margini? Partendo dalla considerazione che le zone più discoste non sono una parte residuale, ma, anzi, il terreno forse decisivo per vincere le sfide dei prossimi decenni?

Una Valle che vuole aprirsi Tra le misure individuate per ridare slancio alla Vallemaggia ve ne sono due definite “macro-misure infrastrutturali”: il potenziamento della banda larga e del 5G e il potenziamento della mobilità. In quest’ultima misura si inseriscono anche i progetti di collegamento tra Bosco Gurin e la Val Formazza, attraverso un métro alpino, e quello tra Fusio e Ambrì, con una teleferica. Sono iniziative che puntano sulla mobilità sostenibile e che hanno un senso come stimolo per lo sviluppo di nuove dinamiche socio-economiche, a vantaggio del territorio e della popolazione residente. Queste diverse forme di collegamento trasversali tra valli alpine vogliono andare oltre alle tradizionali vie di comunicazione sull’asse nord-sud: insomma, una nuova e speriamo vincente modalità di spostamento e frequentazione dell’arco alpino.

Una vitalità socio-economica da rilanciare La pandemia ha evidenziato nuove prospettive per la montagna. Una vita più strettamente legate al territorio e alla natura possono essere possbili, a condizione che si creino nuovi presupposti. Fra le altre misure identificate nello studio citato ve ne sono alcune legate all’abitabilità: da un lato realizzare un portale sotto cui raggruppare gli annunci immobilari delle Valli, soprattutto nei nuclei tradizionali; dall’altro, oltre ad attivarsi per ottenere flessibilità normative e incentivi al rinnovamento degli edifici, promuovere nuove tipologie abitative, magari pensando alle ex case comunali in disuso, basate su condivisioni di spazi e servizi. Inoltre, è emersa l’importanza di implementare un piano di marketing territoriale per promuovere i benefici di vivere in contesti a contatto con la natura. Infine, sono state individuate delle misure per introdurre metodi alternativi per la fornitura di servizi di prossimità e garantire la continuità dei preziosi posti di lavori, spesso di nicchia e legati all’edilizia e all’artigianato.

Per nuove dinamiche territoriali Anche la cultura e l’apertura d’orizzonti sono importanti. A partire da questa convinzione, l’Antenna Vallemaggia organizza due conferenze l’anno con personalità di spicco, a cui chiediamo di presentare esempi e progetti concreti per far rivivere le zone discoste. Nel 2021, ad esempio, abbiamo ospitato Luca Mercalli, climatologo e divulgatore scientifico, e Antonio De Rossi, architetto e direttore dell’Istituto di Architettura montana presso il Politecnico di Torino. Entrambi, partendo da loro esperienze personali, hanno evidenziato come la montagna sia una delle vie da percorrere per sfuggire al riscaldamento globale e agli intasamenti dei centri urbani. Per fare ciò è comunque essenziale ripensare i rapporti, talvolta conflittuali, tra centri e periferie, innescando nuove dinamiche territoriali. Il 23 di marzo ospiteremo il geografo Mauro Varotto, che esporrà a sua volta testimonianze e progetti di rinascita delle terre alte. Sono interessanti esperienze che vengono da altre realtà, da conoscere ed adattare alle nostre.

Scelte di restanza, ritorno e arrivanza L’obiettivo, ambizioso, qui appena evidenziato con alcuni neologismi, è stimolare a restare a vivere nelle Valli, ma pure favorire il ritorno di chi è partito e pure attirare nuove persone. Dobbiamo riuscire a (ri)scoprire il territorio da una nuova prospettiva, rimettendolo al centro degli interessi e riannodado il suo legame con l’umanità. “Si sono persi il rapporto ecologico tra uomo e natura, il sapere orale, la conoscenza del circostante; (...) ma la montagna resta immensa fonte di vita (...); il passato non è da rimuovere né da idolatrare, occorre attualizzarlo, trovare nuovi significati dell’andare in montagna e del viverci a ridosso.” Sono parole di Savino Monterisi, estrapolate dal suo libro ‘Infinito restare’. Per salvare i nostri paesi più discosti, dobbiamo perciò mettere l’accento sull’abitabilità, sui servizi minimi da garantire di cui hanno bisogno i cittadini, sulla possibilità di vivere di uno sviluppo differente, in cui uomo e natura possano coesistere. Certo: perché la montagna, checché ne dicano i fautori della natura selvaggia, ha ancora bisogno dell’uomo.  

Aron Piezzi Presidente dell’Antenna Vallemaggia