Un’idea per le valli

16 aprile 2021

Il COVID ci invita a vivere in spazi più ampi, preferibilmente a contatto con la natura. I benefici psico-fisici che ne derivano, che vanno ben oltre lo stato pandemico attuale, sono evidenti. In questi mesi, soprattutto nei periodi di vacanza, assistiamo ad un aumento (anche disordinato) della fruizione delle zone più discoste del Ticino: oltre ai turisti, si registra una sorta di “evasione” dai centri ticinesi alla ricerca della qualità di vita e della tranquillità riscontrabili nelle periferie. Ciò si manifesta anche tra i numerosi proprietari di residenze secondarie nelle valli, molti dei quali ticinesi.

La pandemia potrebbe insomma far nascere delle opportunità per le regioni periferiche ticinesi. Ma questi effetti positivi dovrebbero essere più incisivi rispetto a quelli, comunque importanti, della “semplice” frequentazione del territorio discosto nel tempo libero. In questo senso è essenziale l’intervento della politica.

Intravvedo tre tipologie di possibili benefici derivanti dal COVID. 1) L’aumento di persone che decidono di trasferirsi e domiciliarsi nelle Valli. Sarebbe un vero e proprio toccasana, soprattutto per le zone più discoste, laddove si soffre una continua erosione della popolazione e dei servizi. 2) Un maggiore utilizzo delle case secondarie. Avrebbe meno rivelanza rispetto al primo esempio, ma creerebbe una maggiore vitalità sociale nei vari Comuni e, probabilmente, un contributo positivo al settore socio-economico locale, soprattutto nel ramo dell’edilizia: più gente nelle case secondarie, e più a lungo rispetto al passato, potrebbe comportare maggiori lavori di manutenzione e ristrutturazione. 3) La scelta di trasferirsi nelle regioni periferiche (nella propria abitazione secondaria, oppure affittando una delle numerose case di vacanza presenti) non solo per il tempo libero ma pure per svolgere il “lavoro da casa” per dei brevi periodi dell’anno (o approfittare delle strutture di co-working, sempre più presenti anche da noi). Si tratta cioè di alternare il lavoro e la vita nei centri con quello nelle zone più discoste, approfittando di innumerevoli vantaggi: alta qualità di vita, tranquillità, immersione nel territorio incontaminato a tutto vantaggio del proprio benessere e della resa lavorativa. Sarebbe un effetto interessante, nuovo, nato proprio a seguito della pandemia.

Se per le prime due tipologie i benefici per i Comuni di Valle sarebbero immediati (incremento demografico e di risorse fiscali, ma pure un possibile aumento dell’attività edilizia), per il terzo effetto i vantaggi non sarebbero riscontrabili concretamente. Proprio in questi giorni ho inoltrato un’interrogazione parlamentare che vuole lanciare ed approfondire quest’ultimo aspetto. Per le persone che scegliessero di alternare “vita e lavoro” tra centro e periferia si pone il tema del domicilio: perché non pensare, quindi, ad una sorta di "tassazione mista", tra Comune di domicilio (nel centro) e Comune "ospitante" (nella periferia)? Sarebbe una nuova forma di "vissuto attivo” nelle valli, con qualche ricaduta positiva, anche fiscalmente, per i Comuni valligiani. È pur vero che i proprietari di residenze secondarie già ora pagano le tasse d’uso; ma un loro “utilizzo” accresciuto, che oltre il tempo libero comprenda il telelavoro, potrebbe comportare un contributo finanziario maggiore al Comune periferico, attraverso ad esempio la riversione di una parte dell’imposta comunale che il privato paga nel proprio Comune di domicilio.

Questa visione – che ovviamente presuppone una rete di comunicazione digitale efficiente – contribuirebbe a rilanciare anche i sofferenti nuclei tradizionali, laddove si trovano in particolare le residenze secondarie e per i quali sono pendenti diversi atti parlamentari. Insomma: sono temi importanti e sinergici, da affrontare senza preconcetti e con piglio innovativo per individuare misure volte a dare nuova linfa e valore alle zone discoste.

Aron Piezzi
deputato del PLR