L’intransigenza di Berna e il futuro a rischio dei rustici

15 marzo 2021

Lo scorso mese di dicembre abbiamo appreso che il ricorso che l’Ufficio federale della pianificazione territoriale (ARE) ha inoltrato al Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) sul piano regolatore della Val Malvaglia (approvato quasi 5 anni fa dal Consiglio di Stato!) è stato ritenuto irricevibile per aver inoltrato il gravame fuori tempo massimo. Ritenendo corretto il proprio agire, l’ARE ha impugnato la decisione attraverso un ricorso al Tribunale federale. Questo non è un esempio isolato, ma il costante atteggiamento che riscontriamo di questi tempi nelle nostre valli da parte dell’ARE.

L’atteggiamento intransigente e punitivo di Berna – con patrocinatori al seguito – è divenuto umiliante per il nostro Cantone, anche perché più della salvaguardia del paesaggio l’ARE sembra interessato a trasformare i territori fuori zona edificabile in piattaforme per battaglie giuridiche, manifestando mancanza di fiducia nelle Autorità cantonali e comunali. Al lavoro svolto nell’adozione del PUC-PEIP, nonché la prassi restrittiva e attenta intrapresa dai Servizi generali dal Dipartimento del territorio in procedure riguardanti domande di costruzioni su fondi fuori zona edificabile, non sarebbe assegnato alcun valore.

Ricordiamo che nel 2010 il Gran Consiglio approvò il piano di utilizzazione cantonale dei paesaggi con edifici e impianti protetti (PUC-PEIP). L’ARE ricorse contro il Piano, contestando l’inserimento di parecchi comparti in tutto il territorio cantonale nello stesso Piano. Numerosi ricorsi, per motivi anche opposti, furono interposti da Enti pubblici e privati cittadini. L’ARE sovrappone tra l’altro alla sua posizione di ricorrente quella di Autorità di vigilanza, richiedendo tramite il suo rappresentante legale alle Cancellerie comunali incarti concernenti svariati casi. 

L’atteggiamento dell’ARE contrasta inoltre con l’encomiabile impegno sinora portato avanti dalle Autorità sia cantonali che comunali nel garantire il rispetto non solo delle norme del PUC-PEIP, ma pure nel promuovere una corretta sensibilità, anche per i dettagli, in merito alle modalità di restauro. Spesso i primi ad accorgersi degli splendidi recuperi realizzati sul nostro territorio sono proprio i turisti confederati. Le azioni dell’ARE tolgono vitalità e futuro a zone già marginali e svantaggiate rispetto al contesto urbano e creano l’irreversibile perdita del paesaggio culturale. Inoltre, sono di una severità ingiustificata e controproducente rispetto agli scopi medesimi della Legge in vigore, la quale risulta già molto restrittiva. Come non menzionare le zone che si situano proprio alle estremità dei nostri villaggi, in cui vi sono numerosi edifici che rischiano di crollare perché la Confederazione vuole escluderli dal PUC-PEIP “per meglio sancire la differenza tra zone edificabili e fuori zona”? La conseguenza è che in queste zone preziose ci troveremo rovi e diroccati: una situazione inaccettabile!

Capita sovente che i Comuni, su preavvisi positivi del Cantone, rilascino licenze edilizie per edifici fuori zona edificabile e l’ARE interponga ricorso. Non è ammissibile questa incongruenza tra istituzioni pubbliche: crea incertezza, incomprensione e scoramento nei cittadini, per di più dopo lunghe e costose procedure amministrative. Di questo passo, oltre la sensazione di sfiducia nelle istituzioni, sempre meno cittadini promuoveranno progetti di salvaguardia dei rustici. Non dimentichiamo, inoltre, che dietro ad una ristrutturazione c’è un settore socio-economico importante, quello legato alle piccole-medie imprese nel settore dell’edilizia: rappresentano preziosi posti di lavoro, di qualità e legati alla tradizione, soprattutto nelle regioni periferiche del Ticino. Una minore attività edilizia legata ai rustici metterà a repentaglio la loro stessa esistenza.

I nostri rustici rappresentano un patrimonio culturale ed antropico d’assoluto valore. Mettere continuamente il bastone tra le ruote alla loro tutela e valorizzazione, come fa l’ARE, avrà l’effetto di far sbocciare diroccati ed aree inselvatichite, per di più nei pressi delle zone edificate. Non saranno più testimonianza del passato, bensì un’omissione del presente che non permetterà di assegnare a loro un futuro dignitoso. Non possiamo permetterci questo scenario! L’obiettivo di tutti – Confederazione, Cantone, Comuni, enti pubblici e cittadini privati – dev’essere quello, con precise regole, di salvaguardare questi preziosi beni culturali e questi paesaggi antropizzati: è anche un discorso di qualità diversificata del paesaggio, rifuggendo la banalizzazione, l’impoverimento e la perdita di tracce preziose del passato. Oggi si fa, giustamente, un gran parlare di biodiversità: ciò deve assolutamente valere anche per il paesaggio costruito.

Luca Mercalli, noto climatologo e divulgatore con spiccata sensibilità ambientale, ha appena pubblicato un libro esemplare (“Salire in montagna”, Einaudi) in cui racconta le innumerevoli difficoltà a cui ci si deve confrontare quando ci si lancia nell’avventura di ristrutturare una cascina di montagna. Pur in un contesto diverso, lo stesso discorso vale anche alle nostre latitudini. Dalla presentazione di questo libro si legge che “le montagne, con la loro frescura, sono a due passi e offrono nuove possibilità di essere riabitate; e ciò attraverso il recupero di borgate abbandonate con tecniche di bioedilizia rispettose del paesaggio ma all’altezza delle necessità di agio e di connettività per poterci vivere e lavorare. Per salvarci dall’emergenza climatica e ridare spazio alla contemplazione di ciò che resta della natura”. Mercalli, inoltre, tra le altre cose (come ad esempio l’eccessiva burocrazia), denuncia una forma di “protezionismo ad oltranza, dove la fissazione sul dettaglio cocciutamente perseguita conta più della visione dell’insieme urbanistico e del paesaggio.” Parole sacrosante, che possono essere rapportate, con i dovuti distinguo, ai rustici e al loro futuro: le istituzioni pubbliche devono promuovere, favorire la tutela del nostro patrimonio culturale costruito, con sensibilità e qualità; non ostacolarlo!

Aron Piezzi
deputato del PLR