Viva la scuola!

18 agosto 2020

Finalmente, com’era nell’aria, sappiamo che il 31 agosto le scuole in Ticino cominceranno in presenza. Seppure tra incognite e necessarie misure di protezione, si tratta di una decisione attesa e giusta, e penso venga salutata positivamente da quasi tutti gli attori in gioco: politici, amministratori scolastici, docenti e genitori; mi auguro anche dagli allievi.

Fortunatamente a questo giro non si sono riscontrate le polemiche vissute in marzo, quando ci si apprestava alla chiusura delle scuole, e in maggio, allorché invece si prefigurava la loro riapertura parziale: come avevo già avuto modo di scrivere, era inopportuno invocare soluzioni “à la carte” e “fughe in avanti” dal sapore populista. In momenti di difficoltà occorrono unità istituzionale e fiducia nelle autorità preposte, anche per evitare (ulteriore) disorientamento nella popolazione. Bene, quindi, ha fatto il presidente del Governo Norman Gobbi a puntualizzare che il dialogo con i Comuni è sì importante, ma occorre riconoscere al Cantone, in ambito scolastico, il ruolo istituzionale che gli compete. Manuele Bertoli, inoltre, ha opportunamente sottolineato che vigerà una certa flessibilità: ogni istituto scolastico elaborerà il proprio piano di protezione, garantendo cioè ad ogni scuola una particolare specificità.

In questi mesi di stravolgimenti, giunti come un fulmine a ciel sereno per tutti, credo che tutto sommato il DECS stia gestendo dignitosamente la situazione, a parte l’infausta decisione di annullare gli esami di maturità e le consuete difficoltà ad interagire in particolare con alcuni partners (con qualche Comune ed alcune realtà scolastiche). Ritengo tuttavia che non sempre le “colpe” siano da attribuire al DECS: sarebbe scorretto e fin troppo semplice. C’è da dire, inoltre, che sia la scuola a distanza che quella ibrida abbiano dato risultati altalenanti; ma era quasi ovvio che lo fosse. Conosco nondimeno parecchi istituti scolastici che hanno dato il meglio di sé, e docenti e direttori che si sono fatti in quattro per organizzare convenientemente e con meno disagi possibili questo periodo d’assoluta eccezionalità, con esiti senz’altro soddisfacenti. Sono altresì a conoscenza di situazioni meno positive. Siccome tutti hanno a cuore la formazione, o dovrebbero averla, è quindi indispensabile fare continuamente passi avanti per migliorare, facendo tesoro soprattutto dagli errori.

Durante il lockdown abbiamo assisitito a una sorta di paradosso. Improvvisamente, il mondo della scuola ha dovuto reinventarsi, adottando – nell’insegnamento a distanza e soprattutto per i più grandi – le nuove tecnologie. Anche qui non tutti erano attrezzati, sia tra i docenti che nelle famiglie. La scuola dovrà velocizzare l’implementazione di questi nuovi sistemi d’insegnamento e soprattutto promuovere un’adeguata formazione al corpo insegnante. I necessari crediti sono già stati votati dal Parlamento. Ma il paradosso deriva dal fatto che tutti, spero, nel periodo di chiusura delle aule, si sono resi conto che la vera scuola si fa a… scuola, in presenza tra allievi e docenti! Le tecnologie vanno introdotte, perché portano con sé indubbi vantaggi; naturalmente non da utilizzare solo in situazioni di emergenza e/o in casi particolari. Ma esse non devono sminuire l’approccio pedagogico e didattico basato sulla relazione interpersonale, la vicinanza reale, l’autenticità, la manualità: insomma la scuola in presenza, palestra di esperienze e di vita. Il contesto sociale è essenziale per ogni forma di apprendimento: auspico che il lungo periodo di quarantena, in cui la relazione virtuale ha avuto i suoi pregi e inevitabilmente il sopravvento, abbia risvegliato – anche nei più giovani – il piacere di stare insieme e il contatto umano. Non significa ovviamente che l’uno escluda l’altro, bensì individuare un corretto equilibrio per la crescita non solo cognitiva, ma anche morale e comportamentale dei nostri giovani. In questo modo eviteremo – come qualcuno ha detto, un po’ provocatoriamente – di veder crescere giovani isolati, incapaci di relazionarsi e andare oltre il dialogo con uno schermo.

Viva la scuola, viva la scuola in presenza quindi! Senza naturalmente illudersi che dal 31 agosto sarà tutto come prima e che non si nascondano insidie. Perché, in fondo, anche questo lento ritorno alla normalità è un’esperienza educativa importante per tutte le componenti del mondo della scuola, allievi in primis.

Aron Piezzi
Deputato del PLR e docente