L’intransigenza di Berna e il futuro dei rustici

27 dicembre 2020

Settimana scorsa abbiamo appreso che il ricorso che l’Ufficio federale della pianificazione territoriale (ARE) ha inoltrato al TRAM sul piano regolatore della Val Malvaglia (approvato quasi 5 anni fa dal Consiglio di Stato) è stato ritenuto irricevibile per essere giunto fuori tempo massimo. Ritenendo corretto il proprio agire, l’ARE ha impugnato la decisione attraverso un ricorso al Tribunale federale.

Questo non è un esempio isolato, ma il costante atteggiamento che riscontriamo di questi tempi nelle nostre valli da parte dell’ARE. Se a ciò si aggiunge che la Confederazione abbia voluto bloccare numerose aree di questo piano, non possiamo che allarmarci. Come non menzionare le zone che si situano proprio alle estremità dei nostri villaggi, in cui vi sono numerosi edifici che rischiano di crollare perché la Confederazione vuole escluderli dal PUC-PEIP “per meglio sancire la differenza tra zone edificabili e fuori zona”? La conseguenza è che in queste zone preziose ci troveremo rovi e macerie. 

Quest’anno è stata l’occasione anche per molti ticinesi di percorrere maggiormente il nostro Cantone, apprezzando ancor di più gli infiniti e preziosi elementi antropici del paesaggio. Sono opere che trasudano dello sforzo di chi li ha creati, assieme alla bellezza che sta tutta nell’equilibrio tra la disperata necessità di sopravvivere e il senso etico ed estetico, che poi racchiude la nostra vera identità, la nostra storia e la nostra cultura.

Questa non è retorica: è realtà. Non possiamo assistere al deperimento di buona parte di questi oggetti straordinari senza reagire. Di recente, durante la discussione sulla revisione della Legge sui beni culturali, pure la STAN ha riferito di essere intervenuta presso la Confederazione, perché questi oggetti sono preziosi beni culturali a tutti gli effetti: fanno parte a pieno diritto del patrimonio del paesaggio costruito.

Le azioni dell’ARE tolgono vitalità e futuro a zone già marginali e svantaggiate rispetto al contesto urbano e creano l’irreversibile perdita del paesaggio culturale. Inoltre, sono di una severità ingiustificata e controproducente rispetto agli scopi medesimi della Legge in vigore, la quale risulta già molto restrittiva. Questo atteggiamento punitivo da parte della Confederazione – con patrocinatori al seguito, dall’atteggiamento paternalista e impositivo, senza alcuna flessibilità – è divenuto umiliante per il nostro Cantone, anche perché più della salvaguardia del paesaggio sembra interessata a perseguire battaglie giuridiche, manifestando mancanza di fiducia nelle autorità cantonali e comunali.

È dunque l’occasione per lanciare un appello, rivolto a tutti gli attori in gioco: Consiglio di Stato e Parlamento in primis, ma pure ai Comuni ticinesi e alla Deputazione ticinese alle camere e alle varie associazioni che hanno a cuore il territorio: occorre un fronte comune e compatto affinché venga stigmatizzato questo irritante atteggiamento dell’ARE.

I nostri rustici rappresentano un patrimonio culturale ed antropico d’assoluto valore. Mettere continuamente il bastone tra le ruote alla loro tutela e valorizzazione, come fa l’ARE, avrà l’effetto di far sbocciare diroccati ed aree inselvatichite, per di più nei pressi delle zone edificate. Non saranno più testimonianza del passato, bensì un’omissione del presente che non permetterà di assegnare a loro un futuro dignitoso.

Aron Piezzi
deputato del PLR