Misure puntuali per la scuola dell’obbligo

4 ottobre 2020

Il Parlamento ha recentemente approvato modifiche legislative in favore della scuola dell’obbligo ticinese. Dopo la bocciatura popolare de “La scuola che verrà” era importante individuare misure mirate per migliorare le condizioni di insegnamento-apprendimento: quelle ratificate, e lo dico da docente, permettono di fare dei passi avanti puntuali (seppure non da gigante). 

Segnalo con piacere la volontà, manifestata da tutti gli attori coinvolti, di trovare soluzioni il più possibile condivise e percorribili. Anche il DECS, finalmente, ha dimostrato di sapere ascoltare, aderendo a proposte alternative rispetto al proprio messaggio iniziale. In fondo, ascolto e spirito di collaborazione, accanto a competenze specifiche, autorevolezza e rispetto dei ruoli, sono prerogative del mondo della scuola, e pertanto devono appartenere anche al Dipartimento di riferimento; in questa situazione è avvenuto, non sempre in passato.

Tra le misure decise, segnalo i sacrosanti 30 minuti di pausa giornaliera per le docenti di scuola dell’infanzia con refezione e l’abbassamento del numero massimo di allievi per le classi di scuola media (ora fissato a 22). Per le scuole dell’infanzia (SI) e le elementari (SE) la diminuzione del numero di alunni pone problemi d’ordine logistico e finanziario; meglio, dunque, potenziare la figura del docente d’appoggio. Esso è già presente oggi, ma è a carattere facoltativo, prevede tra le 10 e le 16 ore settimanali per classe ed è legato alla sensibilità e forza finanziaria dei Comuni. La proposta approvata dal Parlamento, per contro, prevede l’obbligatorietà del docente d’appoggio a metà tempo (16 ore), a partire dai 21 allievi alla SI e da 23 allievi per la SE. Significa che oltre al proprio docente al 100%, le classi numerose avranno a disposizione un altro maestro al 50%: mi sembra sia un’interessante opportunità per favorire una migliore situazione di apprendimento e insegnamento, magari sfruttando altri spazi disponibili (anche di dimensioni inferiori) per lavori a gruppi e differenziati. Questa co-docenza sarà insomma proficua per docenti e allievi. Per i Comuni, comunque e giustamente, si tratta di investire maggiori risorse per la scuola, ma in modo mirato e puntuale, sempre beneficiando del sussidio cantonale.

Ma la notizia importante è anche la generalizzazione della figura del docente d’appoggio, per comprovate motivazioni pedagogiche, anche per classi con numeri inferiori. Per esperienza so che non necessariamente sia più facile insegnare in una classe di 18 allievi rispetto a una di 22. È quindi importante ragionare in termini di flessibilità e poter trovare soluzioni efficaci in virtù di specifiche necessità.

L’approvazione del messaggio in oggetto – e pure il ritorno a scuola in questo conteso difficile (laddove è essenziale tornare a parlare di contenuti, proposte pedagogiche e didattiche, di obiettivi e visioni, e non solo di piani di protezione e misure anti COVID) – non deve essere offuscata dalle recenti polemiche sorte attorno all’agenda scolastica e al volantino sulla giornata del percorso casa-scuola a piedi. Sono, questi ultimi, esempi di come non si debba lavorare nella scuola. I temi sollevati sono importanti e certamente da affrontare, ma con equidistanza ed equilibrio; vi sono ben altre modalità per promuovere i diritti e il rispetto per l’ambiente (senza alzare pugni e gridare “ci avete rotto i polmoni”) oppure incentivare la mobilità lenta (senza veicolare immagini fuorvianti in cui il bambino cammina in groppa a un lupo o a un cervo).

L’auspicio, infine, è che la costruttiva sintonia individuata per questo messaggio trovi conferma anche in futuro: il dialogo e il confronto, senza preconcetti e nel rispetto dei ruoli, sono indispensabili anche (e soprattutto) nel mondo della scuola, il quale merita tutto il nostro impegno affinché continui ad essere palestra di vita ed esperienze e al quale vengano fornite le risorse per svolgere appieno il proprio compito.

Aron Piezzi
Deputato del PLR