L’importanza delle scuole di valle

29 luglio 2020

Una scuola all’interno di una comunità rappresenta un segnale di vitalità e una presenza istituzionale importante. Soprattutto nelle regioni più discoste, è un tassello che qualifica il territorio ed è una tra le premesse, tra mille difficoltà, su cui basarsi per individuare un futuro dignitoso. Una valle senza scuola ha scarse possibilità di invertire lo spopolamento e limitate opportunità di sviluppo.

In questo scenario si ineriscono le recentissime polemiche sulla chiusura, imposta dal DECS, di una delle due sezioni di scuola dell’obbligo in Onsernone. Il Municipio e una petizione firmata da 400 cittadini non ci stanno e premono sul Governo cantonale affinché la decisione venga rivista. Hanno ragione da vendere.

Occorre analizzare la tematica con oggettività, ma anche con acume politico e flessibilità. È chiaro che se si mettono sul piatto i numeri, l’Onsernone ha ben poco da rivendicare. Proprio per evitare scenari simili, riscontrabili anche in altre zone discoste del Cantone, il Parlamento – contro il preavviso del Governo – approvò, nel 2019, un’iniziativa di Pini e Garzoli volta a considerare, per la definizione del numero di sezioni, oltre al numero minimo di allievi, anche “il contesto socio-economico e la morfologia territoriale della regione.” Come si fa da anni e si dovrebbe ancora fare nel caso in questione. La decisione del DECS, dunque, sembra in contrasto con lo spirito espresso poco tempo fa dal Parlamento cantonale.

Ma sulla bilancia vanno messi tutti gli elementi in gioco, ponderarli e giungere a conclusioni anche pragmatiche. Mi chiedo: è meno educativo, per la crescita del bambino, confrontarsi con pochi compagni (in una classe con numeri ridotti), oppure sorbirsi un viaggio, tra andata e ritorno, di quasi due ore giornaliere per recarsi a scuola al piano? Inoltre: è veramente così terribile la presunta difficoltà a sviluppare le cosiddette competenze trasversali (in una classe con numeri ridotti), anziché intravvedere delle opportunità di crescere in un contesto scolastico più “a tu per tu” e in sintonia, magari, con il paesaggio circostante e la natura? Non ho dubbi al proposito.

Il DECS e il Consiglio di Stato non possono dimenticare che l’Onsernone, come altre regioni periferiche del Cantone, è impegnata a contrastare lo spopolamento, anche attraverso il recente processo aggregativo e la razionalizzazione dei servizi; oppure ancora con progetti di rilancio sociale ed economico, come ad esempio il Masterplan. Ha senso investire in questi ultimi processi e, parallelamente, tagliare sulla scuola, vanificando e/o tarpando le ali agli sforzi profusi? La mia risposta è ovvia: no!

Inoltre, sappiamo che è in atto un approfondimento tra i Comuni di Onsernone, Centovalli e Terre di Pedemonte per la creazione di un (opportuno) unico istituto scolastico, con il coinvolgimento anche delle famiglie. La decisione del DECS, a maggior ragione, senza attendere l’esito di questa analisi, risulta perlomeno frettolosa.

La pandemia di questi terribili mesi ci ha mostrato, fra le altre cose, che più che centralizzare occorre (almeno provare) a delocalizzare; ciò vale anche in ambito scolastico. La cittadinanza, giustamente, si interroga su abitudini e modi di vivere; in molti sembrano finalmente interessarsi agli aspetti positivi che la vita di valle offre, luogo ideale per un maggior equilibrio tra uomo e territorio, in cui si privilegiano le piccole cose, la lentezza e l’autenticità alla frenesia dei nostri giorni. La presenza di una scuola è quindi indispensabile per tentare di risollevare le sorti di queste zone del Ticino: le deroghe alle normative in vigore, giustificate e applicate con flessibilità politica in casi ritenuti eccezionali, servono quindi per scongiurare un lento ed irreversibile abbandono della montagna, che non giova a nessuno.

Aron Piezzi
Deputato del PLR e docente