Coronavirus e periferie

22 maggio 2020

Negli scorsi giorni l’ingegnere e urbanista Sergio Rovelli, in un articolo sul Corriere del Ticino, si è espresso sul futuro di città e villaggi a seguito del coronavirus. Tra i vari spunti interessanti, Rovelli parla della necessità delle città di “rendere più resilienti i luoghi del nostro vivere ed alcune delle nostre abitudini”, attraverso un’accelerazione di alcune tendenze già in atto nella pianificazione delle città, legate anche alla qualità di vita. Da parte mia esprimerò alcune personali considerazioni dal punto di vista di chi vive ed opera in Vallemaggia.

Da decenni le regioni periferiche, soprattutto quelle più discoste, lottano contro lo spopolamento, la perdita di posti di lavoro e dei servizi di base. Sempre più politici hanno fortunatamente abbandonato i vittimismi e si esprimono invece con propositività, spirito critico ma costruttivo e innovativo, facendo leva sulle opportunità più che sulle comunque evidenti difficoltà. Oltre a una progettualità costante – non solo da parte dei Comuni ma pure di altri enti, associazioni e privati – vengono promosse le qualità che il territorio offre, senza scimmiottare i centri ma veicolando proprie tipicità e valori: vita a contatto con la natura, ampi spazi per il tempo libero, paesaggio e architettura ricchi di fascino e storia, vivacità sociale e qualità di vita invidiabili.

La terribile esperienza del coronavirus, tra le altre cose, porta la cittadinanza a interrogarsi su abitudini e modi di vivere. In molti sembrano finalmente interessarsi agli aspetti positivi che la vita di valle offre. Per le regioni periferiche, quindi, si presenta l’irrinunciabile opportunità per un continuo rilancio.

Citerò alcuni settori che a mio avviso sono importanti da affrontare. 1) Incentivare l’abitazione primaria, soprattutto riscoprendo e ristrutturando i nuclei tradizionali. Proprio in questa direzione, tra l’altro, va una mia iniziativa inoltrata nel gennaio scorso a nome del PLR per introdurre incentivi finanziari per la rivitalizzazione dei nuclei. 2) Favorire il turismo di qualità, a contatto con la natura e con le ricchezze antropiche del paesaggio. A tutto vantaggio del variegato tessuto socio-economico locale. E sembra che la ripresa del turismo ripartirà proprio nelle valli. 3) Sostenere la posa della banda larga in tutto il Cantone, anche nelle zone più discoste, per favorire anche il telelavoro: una modalità lavorativa che va incentivata progressivamente e che può essere un ulteriore atout per attrarre residenti. 4) Mantenere una buona capacità progettuale da parte di enti pubblici ed associazioni in favore della salvaguardia e la valorizzazione del territorio, secondo uno sviluppo sostenibile e duraturo.

Il Coronavirus sembrerebbe dunque offrire una chance in più per il futuro delle regioni discoste. Sta a chi vive e opera in queste zone, con apertura e lungimiranza, cogliere queste sfide. In fondo, come diceva l’ingegner Rovelli, anche per le periferie occorre continuare nella direzione già tracciata, e insistere con ancora maggiore convinzione. La capacità di far fronte in maniera positiva alle situazioni traumatiche, cioè la resilienza, non manca agli uomini di valle, soprattutto quando è accompagnata da passione e fiducia in ciò che si fa. Questa è l’occasione per dimostrarlo.

Concludo con una frase dello scrittore italiano Paolo Rumiz: “camminare rischiara la mente, conforta il cuore e cura il corpo”. È uno stimolo per superare questo periodo drammatico attraverso un maggior equilibrio tra uomo e territorio, privilegiando le piccole cose, la lentezza e l’autenticità alla frenesia dei nostri giorni. È uno degli insegnamenti da trarre; e le zone periferiche rappresentano il luogo ideale per mettere in pratica questa visione.

Aron Piezzi
Deputato PLR al Gran Consiglio