Sgravi fiscali, scuola e socialità
3 settembre 2019
Giovedì scorso il collega sindaco di Terre di Pedemonte Fabrizio Garbani-Nerini, in un suo articolo su LaRegione, afferma – in estrema sintesi – che anziché procedere con sgravi fiscali sarebbe meglio aumentare la spesa pubblica in favore di settori che necessiterebbero potenziamenti (in particolare la giustizia e alcuni settori amministrativi). Il riferimento è alla Riforma fiscale cantonale, ma il principio è applicabile anche ai Comuni e alla loro gestione.
Il tema è importante e merita a mio avviso ulteriori riflessioni. Anzitutto osservo che proprio il Comune di cui Garbani-Nerini è sindaco ha recentemente abbassato il proprio moltiplicatore (come il mio del resto, Maggia), passando dal 95 al 90%; parrebbe quindi, ma la mia è una conclusione certamente sbrigativa, che tale scelta sia poco coerente con quanto espresso dal collega nell’articolo citato. In secondo luogo, osservo che la decisione di abbassare, o innalzare, la pressione fiscale di cittadini e aziende (e sono certo che anche Terre di Pedemonte abbia considerato questo concetto) deve essere inserita nella complessità della gestione dell’ente pubblico, Cantone o Comune che sia. Non è mai fine a sé stessa e dipende, spesso, da molti fattori, anche esterni: il moltiplicatore d’imposta è solo uno degli elementi che determinano la buona gestione a 360 gradi dell’ente pubblico. In questo senso, il concetto chiave è l’equilibrio, con una giusta ponderazione tra introiti fiscali e altre entrate, servizi e sostegni a cittadinanza ed enti, progettualità e politica d’investimento. Se questa “ponderazione d’equilibrio” viene meno – evidenziando ad esempio un carico fiscale troppo elevato o troppo basso, oppure carenze o eccessivi servizi alla popolazione – la gestione dell’ente pubblico diventa traballante e non lungimirante. Rilevo inoltre che un principio fondamentale per la riscossione delle imposte, al di là di presunte cene che si guadagnerebbero o perderebbero in caso di variazione di pressione fiscale, è prevedere quanto l’ente pubblico ha effettivamente bisogno per svolgere correttamente il proprio operato, senza eccedere (perché si incasserebbe più del dovuto) e naturalmente senza giocare al ribasso. È una questione di rispetto nei confronti del contribuente.
In questo scenario si inserisce la recente volontà del Consiglio di Stato di adeguare la Legge tributaria cantonale alla Legge federale concernente la riforma fiscale e il finanziamento dell’AVS. Essa è necessaria e ponderata. Due, in particolare, sono i fattori che desidero sottolineare. Innanzitutto, a livello fiscale, il Ticino non può permettersi di restare al palo continuando ad essere tra gli ultimi 3-4 Cantoni per attrattività in Svizzera; la competitività intercantonale e un sostegno alle aziende è in tal senso fondamentale. Secondariamente, quale misura accompagnatoria alla diminuzione delle imposte, il Governo ha unanimemente deciso di potenziare alcuni servizi rilevanti per i ticinesi: la scuola dell’obbligo (con un credito di 17 milioni) e la socialità (con 15 milioni). Mi sembra sia un compromesso intelligente, che dimostra l’importanza di individuare soluzioni condivise e praticabili. È il concetto di “ponderazione dell’equilibrio” di cui parlavo prima. In fondo, è anche, in parte, quanto il collega Garbani-Nerini auspica: oltre alla politica fiscale, investire in settori importanti per i ticinesi; e la scuola e la socialità, aggiungo io, lo sono senz’altro. Al Gran Consiglio, nei prossimi mesi, il compito di confermare questa lungimirante scelta del Governo ticinese.
Aron Piezzi
Sindaco di Maggia e deputato al Gran Consiglio del PLR