Preventivo 2025 DECS: intervento a nome del PLR
10 dicembre 2024
Presidente del Gran Consiglio, Onorevoli Consiglieri di Stato, colleghe e colleghi,
la scuola è al centro di numerose attenzioni di questi periodi, soprattutto a seguito di alcune misure del preventivo che stanno facendo discutere. Seppure i temi siano importanti, non scordiamoci che ce ne sono tanti altri altrettanto rilevanti. In questa sessione, tra l’altro, voteremo circa 100 milioni di Fr. proposti dal DECS, quasi un terzo indirizzati alla politica culturale, che va opportunamente promossa.
Comincio con due temi di cui si è parlato spesso in Parlamento.
Per il superamento dei livelli nel secondo biennio della Scuola media si prevede nel 2025 (tra gennaio ed agosto) un costo di poco oltre il milione di franchi. Dalla risposta del Governo ad una delle domande poste dalla Commissione gestione e finanze, emerge che uno dei quattro modelli votati dal Gran Consiglio, quello definito ad “indirizzi opzionali”, verrà sperimentato solo nelle classi quarte di sole due sedi, Caslano e Acquarossa, e unicamente in questo anno scolastico. Ci chiediamo, in virtù di questo dato e pure per il fatto che la sperimentazione sia condotta in poche sedi e a seguito della loro volontarietà, come sarà possibile avere dei risultati scientificamente ed oggettivamente attendibili, prerequisiti, questi, indispensabili per una sperimentazione che possa definirsi tale.
Per l’anticipo del tedesco, il Parlamento si esprimerà a brevissimo dopo l’annunciata richiesta del DECS di ritardare di un anno la sua introduzione in prima media, inizialmente prevista per l’anno scolastico 2025/2026. Le cause di questa richiesta di proroga sono principalmente la situazione finanziaria problematica e, soprattutto, la carenza di docenti di tedesco – che peraltro è nota da parecchi anni. Ci piacerebbe sapere in questo senso quali azioni sono state intraprese dal DECS per avvicinare i numerosi studenti ticinesi iscritti alle Università di oltre Gottardo per sensibilizzarli su queste concrete possibilità di impiego.
Ma il tema che sta facendo parecchio discutere in queste settimane è la pedagogia speciale, spesso in termini esagerati, emotivi, demagogici e poco pertinenti. Anzi: v’è una dose non innocente di strumentalizzazione, accusando, ad esempio, chi esercita un minimo di esercizio critico come insensibile, per utilizzare un eufemismo.
Il Ticino promuove una politica scolastica capace di integrare ed includere i ragazzi nelle loro diversità e nei loro bisogni, qualsiasi essi siano. Tuttavia sarebbe da irresponsabili non interrogarsi sull’efficacia delle misure messe in atto, anche considerando che si è passati per le spese del personale dai 16 mio di Fr. investiti nel 2015 ai 57 mio di Fr. previsti nel 2025. Un incremento di oltre 40 mio di Fr. in 10 anni non può lasciarci indifferenti e ci invita a porci più che un interrogativo.
Il PLR, del resto, è da almeno quattro anni che, regolarmente, solleva questa situazione, basandosi anche su parecchi stimoli dal mondo scolastico e da chi si occupa di formazione.
Una delle domande chiave da porci, vista l’evoluzione dei costi ma pure considerando le criticità (da molti sottaciute) che si rilevano nel territorio, è la seguente: con queste risorse non si può fare meglio e magari diversamente? Le risposte della politica non possono limitarsi all’aumento apparentemente automatico delle figure professionali. Non sempre, poi – anche in questo settore delicato – quantità fa rima con qualità. Occorre pertanto interrogarsi sulle cause dell’incremento di questi bisogni, individuarne i rimedi e soprattutto evitare di promuovere misure rigide che arrischiano di rivelarsi controproducenti. Necessitiamo invece maggior flessibilità e differenziazione d’intervento e nuove modalità operative, per il bene di tutte le componenti della scuola, ossia anche di tutti gli altri allievi (di cui si parla troppo poco, che pure abbisognano di aiuti mirati) e dei docenti (che nonostante le molte-troppe figure che li affiancano sono spesso in difficoltà).
Il nostro gruppo parlamentare, quasi all’unanimità, approva perciò il contenimento dell’aumento della spesa per la pedagogia speciale e respinge l’emendamento Dadò-Forini. Sottolineo che non si tratta di un taglio, e chi lo dice è manifestamente in malafede, visto che si prevede, comunque, di spendere circa 55 mio di franchi nel prossimo anno, ossia 5 mio di franchi in più rispetto al preventivo 2024 (+ 9%). Il nostro agire è coerente con quanto portato avanti in questi anni sull’inclusione e la pedagogia speciale; vuole essere un monito per capire che le risorse non sono infinite; ed è un appello al DECS ed alla Sezione della pedagogia speciale ad analizzare oggettivamente la situazione ed individuare misure alternative, volte a ottimizzare risorse finanziarie e umane. Ci aspettiamo cioè che il progetto “Ripensare l’inclusione”, finora interessante solo sulla carta, porti con sé misure concrete e positive nell’ottica appena indicata. E questo, come chiesto dal PLR ancora recentemente, con un monitoraggio concreto dei risultati sulla politica d’inclusione promossa dal DECS. Lo stesso quesito e la stessa sfida, peraltro, sono stati posti, ad esempio, a tutti gli istituti attivi nella socialità sostenuti dallo Stato.
Dobbiamo inoltre avere il coraggio di non parlare solo di inclusione e di affrontare altre sfide che riguardano la scuola: ovvero quella di proiettarsi nel futuro. Occorre capire che ai nostri allievi, soprattutto nella Scuola media, devono essere offerti anche percorsi differenziati a seconda di potenzialità, interessi, attitudini e competenze degli allievi. Certo, pure questa è inclusione; è rispetto delle differenze e valorizzazione delle stesse. La recente iniziativa del PLR, che a 50 anni dalla sua nascita mira a ripensare la struttura della Scuola media, va proprio in questa direzione. Si tratta, a nostro avviso, di un’interessante opportunità per ridiscutere l’impianto della Scuola media, periodo essenziale e delicato per i nostri figli; auspichiamo che venga accolta con spirito critico ma propositivo. Un tavolo di lavoro tra i diversi “portatori di interesse” non potrà che affinare e completare i contenuti dell’iniziativa.
Uno degli obiettivi di questa iniziativa, tra l’altro, è focalizzarsi su uno degli snodi più difficoltosi del sistema scolastico ticinese, ossia la transazione dalla scuola dell’obbligo alle formazioni successive, in ogni percorso: è un settore in cui occorre fare di più ma soprattutto meglio.
Una misura di risparmio, infine, che suscita pure molte criticità è quella relativa alla soppressione del sussidio cantonale per i docenti comunali di educazione fisica e musicale, peraltro – sembrerebbe – privo di una specifica base legale. Questa misura, tra l’altro, non è stata concordata con i Comuni, in sintonia con un modo di agire non trasparente purtroppo troppo in voga. Essa, se approvata, arrischia di peggiorare la qualità dell’insegnamento e di creare pericolose disparità territoriali, a scapito soprattutto dei nostri allievi e della loro crescita globale. All’interno del nostro gruppo ci saranno diversi deputati, tra cui il sottoscritto, che sosterranno l’emendamento relativo a questa misura.
Concludo, ribadendo che la scuola ha bisogno di attenzioni e risorse adeguate, ma pure, come in tutti i settori dello Stato, della costante volontà di interrogarsi sul proprio operato, con spirito autocritico, in modo da fornire risposte adeguate, sostenibili ed innovative. A nostro avviso non sempre ciò avviene.
Aron Piezzi
per il gruppo PLR