Siamo alla chiusura dell'ufficio esecuzione di Vallemaggia?
15 novembre 2024
Poco più di un anno fa (era il 3 ottobre 2023), i deputati rappresentanti delle Valli si rivolgevano al Lodevole Consiglio di Stato, poiché seriamente preoccupati per il futuro di una preziosa risorsa per le Valli: gli Uffici esecuzione, la cui attività è stata sensibilmente ridimensionata negli anni (passando, nel 2020, da un’apertura giornaliera a un’apertura parziale di sole due mezze giornate a settimana).
Già allora – come del resto nel febbraio 2020, in occasione di un precedente intervento a firma dei deputati Piezzi, Dadò e Bourgoin – si era reso necessario lanciare un segnale politico al fine di preservare la presenza delle Istituzioni e in particolare di questo importante servizio pubblico nelle zone periferiche.
Nella sua risposta, l’On. Gobbi forniva rassicurazioni circa la volontà del Dipartimento delle Istituzioni e dalla Divisione della giustizia di confermare la presenza delle Agenzie dell'Ufficio di esecuzione nelle regioni periferiche del Cantone, riconoscendo “la loro importanza indiscutibile” e ritenendo, in sostanza, infondati i timori evocati nell’interrogazione, in quanto l’ubicazione delle Agenzie è stabilita dall’art. 1 della Legge cantonale di applicazione della Legge federale sull’esecuzione e il fallimento.
Che l’ubicazione di un tal servizio sia codificata nella legge, ancora non vuol dire che il servizio stesso sia mantenuto.
Prova ne sia che, con modalità e tempistiche che lasciano del tutto sconcertanti, si assiste all’ennesimo tentativo di smantellare le Agenzie degli Uffici di esecuzione nelle Valli: le Agenzie di Biasca e Acquarossa hanno infatti chiuso i battenti il 1° novembre 2024, mentre l’Agenzia di Cevio, ancorché non vi sia stata alcuna ufficializzazione, dovrebbe chiudere i battenti dal prossimo 1° dicembre 2024.
Ciò significa che l’apertura delle Agenzie nelle Valli non sarà più garantita neppure parzialmente (limitatamente alle attuali due mezze giornate a settimana), bensì, come successo per Uffici registri, Uffici di Stato civile e Uffici fallimenti (che rispondono a ben altri interessi), diventerà un servizio su chiamata. Quali possano essere le ripercussioni pratiche sull’organizzazione del lavoro (e la gestione delle risorse) legate all’attuazione di una simile modifica possa comportare, non è dato sapere. Quel che è praticamente certo è che gli attestati carenza beni si moltiplicheranno in modo importante, nella misura in cui i pignoramenti potrebbero essere resi difficoltosi dall’assenza di un contatto privilegiato e diretto con il debitore sul territorio, contatto che si ridurrebbe a un semplice contatto telefonico. Questo a chiaro nocumento dei creditori e della procedura esecutiva stessa, che non avrebbe più alcun senso.
Quel che è pure certo che si è stanchi di giochini di parole, come pure del fatto che ci si trinceri dietro concetti particolarmente in voga quali l’ottimizzazione dei servizi, la digitalizzazione dei servizi e le statistiche di attività, per giustificare la soppressione di servizi importanti e posti di lavoro nella Valli.
I motivi a sostegno di tale repentina misura non sono noti. Ci si chiede, tuttavia, come la soppressione di un (unico) posto di lavoro e di un servizio già ridotto all’osso, che trova oltretutto spazio in uno stabile di proprietà cantonale (all’interno dei Pretori, fatta eccezione per Biasca), possa seriamente portare a possibili risparmi per i contribuenti. Già lo scorso anno era stato evidenziato, e del resto non contestato, che tasse e spese giudiziarie prelevate nell’ambito dei vari procedimenti sommari del diritto esecutivo, oltre a permettere agli UE di autofinanziarsi, costituiscono un’importante fonte di sostegno finanziario per il settore dei fallimenti.
Inoltre, la digitalizzazione, che invero rimane un obiettivo piuttosto utopico e di non facile e immediata attuazione (soprattutto in realtà più periferiche), potrebbe e dovrebbe invero essere utilizzata come risorsa per mantenere o creare nuovi posti di lavoro, non certo per sopprimerli. Che il lavoro possa essere svolto dalle Agenzie dislocate nelle Valli, senza minimamente intaccare l’efficienza dei servizi, è pacifico.
Occorre però avere la volontà politica di mantenere in vita tale servizio.
Al di là delle risultanze delle statistiche di attività a suo tempo fornite – che dovrebbero tenere conto sia del fatto che il servizio è concentrato in sole due mezze giornate alla settimana, ciò di cui non vi è certezza, poiché risulta altamente improbabile che, come si vorrebbe far credere, l’affluenza alle agenzie corrisponde a meno di un utente al giorno, senza contare che l’accesso agli uffici potrebbe aver subito una flessione dovuta proprio alla chiusura parziale degli uffici avvenuta nel 2020 – si ribadisce nuovamente che:
- il bacino di utenti degli Uffici esecuzione rappresenta una parte fragile della società ed è destinato ad aumentare stante la crescente crisi economica;
- l’attività svolta dagli UE non può essere paragonata a quella degli Uffici dei registri o dello stato civile, ai quali sì ci si può rivolgere per scritto oppure telefonicamente;
- la conoscenza delle situazioni, del territorio e delle persone permette di rispondere al meglio alle esigenze di questo particolare settore, dando prova della necessaria sensibilità (che non si ritrova necessariamente in realtà più urbane);
- la collaborazione tra Preture di Valle e UEF è importante;
- la presenza di servizi nelle Valli costituisce una risorsa vitale nella lotta contro lo spopolamento delle Valli.
Del resto, nel suo intervento dello scorso anno l’On. Gobbi stesso evidenziava un caposaldo a lui tanto caro: l'equa distribuzione delle autorità e dei servizi sul territorio cantonale, volta da un lato a garantire la prossimità dei servizi dello Stato a beneficio della cittadinanza, dall'altro a rafforzare la presenza delle istituzioni nelle regioni. Egli millantava alcuni progetti concreti (due dei tre invero realizzati nella sua Valle d’origine) che dimostrano la volontà del Dipartimento di promuovere e rafforzare le regioni periferiche del Cantone, anche con la presenza fisica delle autorità e dei servizi dello Stato, che avvicinano le istituzioni alla cittadinanza.
Che fine hanno fatto i principi tanto cari all’On. Gobbi?
A poco più di un anno, tali considerazioni riecheggiano come parole di circostanza, svuotate del loro significato, così come, tristemente, rimarrebbe lettera morta la base legale invocata dallo stesso Capo del Dipartimento se gli Uffici esecuzione dovessero di fatto essere soppressi e sostituti con un cartello in cui “si avvisa l’utenza che gli sportelli sono aperti solo su appuntamento”.
Mai come ora le Valli e in particolare la Vallemaggia, già duramente colpita dalla recente tragedia, chiedono, oltre al rispetto e alla considerazione che è loro dovuta, che alle parole seguano i fatti.
Si chiede quindi al Lodevole Consiglio di Stato:
1. Come mai non è stata fatta una comunicazione ufficiale agli enti locali e ai rappresentanti politici che a più riprese si sono attivati al fine di salvaguardare la presenza delle istituzioni nelle Valli?
2. Vi è la volontà politica di mantenere in vita questa preziosa risorsa nelle zone periferiche?
3. Questa ennesima scelta a svantaggio delle periferie è il preludio per la sopressione delle preture di valle?
Aron Piezzi, Fiorenzo Dadò e Samantha Bourgoin