Formazione per docenti ed educazione di genere: c’è un approccio ideologico?
15 luglio 2024
Sul Corriere del Ticino del 6 giugno, un insegnante di scuola media firma un’opinione intitolata «Identità di genere, istruzioni per i docenti». Nell’articolo, viene descritta per sommi capi un’attività di formazione per docenti avvenuta nell’ambito della rassegna «Generando – Visioni di genere», nella quale è coinvolto anche il Cantone, nell’ambito del Programma cantonale di promozione dei diritti dei bambini e dei giovani (0 – 25 anni).
Il corso al quale si riferisce l’articolo è intitolato « Identità di genere e orientamento sessuale nella
pratica: workshop e confronto su esempi di situazioni concrete», organizzato il 22 maggio al CPT di
Trevano e promosso tramite la Commissione per l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole (CEAS)
e il Servizio delle pari opportunità. Questa è la descrizione che possiamo leggere nel foglio di
presentazione del corso:
La formazione è destinata a coloro che dispongono già di una base conoscitiva sui concetti dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale. Il pomeriggio permetterà ai e alle partecipanti di confrontarsi con dei casi pratici per approfondire le possibili modalità di intervento con le persone interessate, i loro genitori, la direzione dell’istituto scolastico e con eventuali partner interni o esterni alla scuola. La formazione sarà animata da Marco Coppola, operatore di Zonaprotetta e Isabel Londoño, operatrice di Zonaprotetta.
Ora, quello che ci chiediamo è se in questo genere di corsi ci siano effettivamente approcci
ideologicamente orientati; infatti, segnali in questo senso cominciano a giungercene parecchi. Tenendo conto che la questione dell’«identità di genere» è al momento oggetto di forti tensioni nella sfera del discorso pubblico, ci sembra quindi opportuno che il Governo – onde evitare fughe in avanti
nell’attivismo, da parte di singoli funzionari e docenti – chiarisca la sua posizione su una serie di
questioni di fondo.
Ci permettiamo quindi di rivolgere le seguenti domande al Consiglio di Stato:
1. Il Consiglio di Stato concorda con la definizione secondo la quale un «uomo» è un essere umano
adulto di sesso maschile e una «donna» è un essere umano adulto di sesso femminile?
2. Qual è la posizione del Consiglio di Stato sulla problematica di genere e in particolare a quali
definizioni di “genere” e di “sesso” si attiene?
3. Quale è la posizione del Consiglio di Stato sull’esistenza di un «terzo sesso»?
4. Il Consiglio di Stato è d’accordo con l’affermazione secondo la quale «Il binarismo sessuale è un
costrutto sociale»?
5. Il Consiglio di Stato ritiene che l’affermazione secondo la quale «Il binarismo sessuale è un
costrutto sociale» dovrebbe essere contenuta in un programma di formazione per docenti della
scuola dell’obbligo? Se si, come viene contestualizzata e tematizzata tale affermazione? Si
presentano anche i “sistemi di parentela” di “filiazione” e così via? Qual è il messaggio portato all’attenzione dei docenti e di conseguenza degli allievi? I docenti e i formatori hanno una formazione in antropologia culturale o materie affini?
6. Il Consiglio di Stato ritiene che sia la scuola dell’obbligo a dover trasmettere contenuti così complessi?
7. Il Consiglio di Stato è a conoscenza della presa di posizione del 15 giugno 2021 della Cancelleria federale sulla «lingua di genere»? L’Amministrazione cantonale intende seguire questa linea per le proprie attività di comunicazione istituzionale?
8. Il Consiglio di Stato è a conoscenza e può fornire le statistiche più aggiornate sull’identità di genere della popolazione ticinese?
9. Il Consiglio di Stato è a conoscenza della decisione del Gran Consiglio del Canton Berna, che ha vietato le terapie irreversibili di «conversione» per i minorenni?
10. Il Consiglio di Stato può fornire i dati – anno per anno, a partire dal 2010 – sul numero di minorenni che in Ticino sono stati sottoposti a trattamenti medici irreversibili (farmacologici e chirurgici) per il cambio di sesso?
11. Il Governo o il Dipartimento ha ufficialmente introdotto nelle prassi dello Stato il concetto di "non binario"? Può inoltre il Consiglio di Stato fornire una definizione di "non binario"?
Diana Tenconi e Alessandro Speziali
Ortelli P. - Piezzi - Zanetti