Consuntivo 2022 DECS
20 giugno 2023
Presidente del Gran Consiglio, Onorevoli Consiglieri di Stato, colleghe e colleghi,
il 2022 è stato contraddistinto da un primo tentativo di superamento dei livelli nel secondo biennio della scuola media, con un emendamento del Consiglio di Stato limitato alla terza media, incentrato sui laboratori a classi dimezzate. Dopo il NO parlamentare, il tema è poi stato riaffrontato nel febbraio del 2023, ottenendo una maggioranza parlamentare per avviare una sperimentazione basata sulla co-docenza. Proprio negli scorsi giorni, tra l’altro, abbiamo saputo che una tra le sei sedi scelte per la sperimentazione ha optato per una soluzione a classi dimezzate ed eterogenee con un docente per classe; quindi – sembrerebbe – attraverso la modalità respinta dal Parlamento l’anno scorso. Seguiremo con attenzione l’evolversi della sperimentazione, sia come PLR, sia come Commissione formazione e cultura.
Ma lo scorso anno è coinciso pure con la vergognosa situazione di ripetuti atti sessuali con due allieve minorenni, che ha visto protagonista il direttore delle Scuole medie di Lugano Centro. Proprio settimana scorsa sono emersi i risultati dell’inchiesta amministrativa e pure nuove direttive e misure affinché queste situazioni inaccettabili non si ripetano. La scuola deve essere un ambiente accogliente, stimolante e sicuro per la crescita dei nostri giovani, non un territorio di orrori!
Il 2022 ha manifestato anche il continuo aumento dei costi relativi alla pedagogia speciale, dovuto all’incremento costante del numero di allievi inseriti nelle classi speciali e ad una presa a carico superiore legata ad una maggiore complessità delle situazioni. Non è la prima volta che affrontiamo la tematica dell’inclusione a scuola, che è – tengo a sottolinearlo – fondamentale. La scuola è inclusione e integrazione ogni giorno, ogni momento. Ma il rischio che molti intravvedono, rimanendo tuttavia troppo poco ascoltati, è che un’inclusione spinta ideologicamente e acriticamente non porterà che a ulteriori disagi in tutte le componenti della scuola. Questo succede quando l’inclusione è fine a sé stessa, ignorando differenze e diversità che esistono e che devono invece essere valorizzate. Speriamo che il progetto “Ripensare l’inclusione”, che conosceremo a breve, porterà dei correttivi al modo di pensare l’inclusione, ricalibrando risorse finanziarie e modalità d’intervento, che dovranno giocoforza essere più flessibili e immediate. Occorre evitare che il docente sia costretto a focalizzare la sua attenzione solo sulla gestione comportamentale della classe o su oneri burocratici eccessivi, come avviene sempre più spesso, anziché sull’insegnamento e sulla promozione di attività didattiche costruttive ed arricchenti.
In questo senso, confidiamo sulla nuova direttrice del Dipartimento educazione, cultura e sport e sulla sua disponibilità, dimostrata peraltro in questi primi mesi di legislatura, ad ascoltare e coinvolgere i diversi settori di propria competenza. In passato ho e abbiamo spesso criticato la gestione troppo verticistica del DECS, incapace di instaurare un dialogo positivo e propositivo sia con la politica ma soprattutto con le istanze della scuola e della cultura. L’approccio messo in atto da Marina Carobbio, invece, e lo posso dire anche quale presidente della Commissione formazione e cultura, è beneaugurante: non per forza ci si troverà d’accordo su ogni tematica, ovviamente; ma almeno c’è la volontà a confrontarsi, parlarsi, ascoltare chi la scuola la vive giornalmente per evitare decisioni figlie della teoria che però contrastano con la pratica quotidiana. Ci auguriamo altresì che una maggior propensione al pensiero diverso e pluralista sia finalmente presente anche in determinate Divisioni e Sezioni a diretto contatto con docenti e direttori.
A proposito di teoria e pratica. Sono molti gli esempi, non solo in ambito scolastico, che vedono in opposizione la teoria, spesso edulcorata e promossa da chi opera distante dalla realtà, e la pratica. La prima stesura del Piano di studio della scuola dell’obbligo ne è un esempio lampante; mi auguro che la recente revisione, peraltro non ancora presentata ai docenti, possa risultare oltre che più comprensibile anche più pragmatica. E auspico pure che a scuola si torni a parlare di conoscenze e non solo di competenze, spesso vaghe: è una tendenza che va combattuta e riequilibrata, alfine di riscoprire la centralità dei contenuti. In caso contrario assisteremo a un continuo livellamento verso il basso della scuola.
Il coinvolgimento di cui parlavo poc’anzi va fatto costantemente, reciprocamente, non solo quando conviene; e non mi riferisco solo al DECS, si badi bene; ma anche a noi deputati e ai membri della Commissione formazione e cultura (che qualche scivolata in passato l’ha pur fatta); la disponibilità al dialogo deve pure appartenere altresì al mondo stesso della scuola, che deve essere più presente nell’evidenziare criticità, proporre soluzioni e promuovere competenza e conoscenza. Ognuno con la giusta dose di autocritica.
Senza un clima più improntato alla fiducia reciproca e al riconoscimento di ruoli e competenze di ognuno, la scuola non potrà riacquisire le necessarie autorevolezza e credibilità, prerogative imprescindibili per fare sempre di meglio.
Infine, un tema importante per i prossimi anni sarà la nuova Legge sulla scuola dell’obbligo, che proprio la settimana prossima la Consigliera di Stato e i suoi collaboratori presenteranno alla Commissione formazione e cultura. Sarà essenziale, oltre alle volontà del DECS e del Parlamento, rendere partecipi le diverse entità scolastiche coinvolte e i Comuni. E sarà pure importante avere uno sguardo complessivo sulla formazione dei nostri giovani, che non si sviluppi a compartimenti stagni ma che sia figlio un discorso coerente, di verticalità, di crescita. Troppe volte tra diversi settori non ci si parla, o troppo poco, creando incomprensioni e disagi, a svantaggio dei nostri giovani.
Ringrazio per l’attenzione.
Aron Piezzi a nome del gruppo PLR