Preventivo 2022 DECS - emendamento superamento livelli
26 gennaio 2022
Presidente del Gran Consiglio, Onorevoli Consiglieri di Stato, colleghe e colleghi,
il PLR, da sempre, si impegna costruttivamente per la scuola, con spirito critico ma propositivo. Lo si è visto anche in questa legislatura, nei casi in cui abbiamo condiviso le proposte del DECS e contribuito a concretizzare alcune modifiche per migliorare la scuola dell’obbligo. In altre situazioni, invece e con piena legittimità, abbiamo manifestato critiche e avanzato alternative o miglioramenti.
Lo stesso approccio lo abbiamo messo in gioco ora. Da mesi, con la collaborazione di numerosi uomini di scuola e del mondo professionale, riflettiamo sulla Scuola media e sui livelli. Inoltre, in queste ultime settimane, altri attori scolastici, non necessariamente legati al nostro partito, ci hanno avvicinato manifestando il loro disappunto per il modo di agire del DECS, che troppo spesso non considera le loro opinioni.
Il PLR non approva l’emendamento in questione. Sebbene siamo consapevoli che l’attuale sistema dei livelli vada superato, non ci troviamo d’accordo con la proposta messa in campo dal DECS, perché non la riteniamo soddisfacente e soprattutto pertinente per il futuro della scuola e dei suoi allievi. Abbandonare i livelli come li conosciamo attualmente è un passo necessario, ma non un fine in sé. L’obiettivo è infatti quello di migliorare la formazione dei giovani, perché altrimenti gli scogli si incontreranno comunque.
Di seguito esponiamo le principali motivazioni che ci spingono a rifiutare l’emendamento:
1. Noi insistiamo su un principio che per noi è essenziale, sancito peraltro dalla legge: il secondo biennio della Suola media è considerato un ciclo di orientamento. Occorre dare agli allievi la possibilità di valutare le loro capacità e definire i loro interessi scolastici e professionali. Ciò non avviene con quanto propone il DECS.
Anzitutto occorre affermare una realtà, che piaccia o no: a questa età le differenze tra i ragazzi sono sempre più rilevanti: la scuola, non senza difficoltà, deve riconoscere queste differenze, rispettarle e valorizzarle positivamente. Queste diverse forme di intelligenza (cognitiva, emotiva, relazionale, pratica, …) non devono essere un problema bensì un’opportunità. È per questo motivo che noi, oltre al tronco comune, ipotizziamo che si debba differenziare in base ai contenuti e nelle modalità, scelti da allievi e famiglie in base a competenze, potenzialità, interessi ed attitudini. Questi percorsi, di pari dignità, potranno essere modulari e opzionali, diventando, nel biennio di terza e soprattutto quarta, un vero laboratorio di esperienze e insegnamenti, a tutto vantaggio delle scelte che l’allievo intraprenderà dopo la scuola dell’obbligo. Inoltre, per rendere davvero orientativo il secondo biennio, sarà importante prevedere questo approccio senza limitarsi alle due materie in gioco, matematica e tedesco.
2. Lo ribadiamo: è sbagliato e limitativo focalizzarsi solo sulla terza media: è un progetto didatticamente e pedagogicamente parziale e incompleto. Praticamente tutti hanno manifestato questa critica nella fase di consultazione. Ma il DECS tira diritto, sebbene nell’emendamento compaiano tre opzioni in fase di studio per la quarta media.
Invece, questo approccio è un azzardo: occorre una visione di insieme, un progetto unitario dell’intero ciclo di orientamento (sviluppato, quello sì, magari per gradi); ma non è possibile fare una tappa (che perlatro non mette tutti d’accordo) senza conoscerne il seguito.
Per dirla in metafora: oggi ci viene servito l’antipasto, senza conoscere però il piatto principale (la quarta media) e neppure il dessert (l’accesso alle scuole post-obbligatorie, di cui non si è parlato a sufficienza, benché sia un aspetto determinante).
3. Ma pure la scelta di sperimentare una sola nuova modalità di lavoro per la terza media è fragile. Se si vuole fare una sperimentazione seria, in cui si possano valutare benefici e aspetti meno positivi e raffronti anche con la situazione attuale, occorreva, semmai, sperimentare anche un’altra modalità operativa. Il PLR è aperto a una vera sperimentazione, più attendibile però, che sia meglio articolata rispetto all’unica messa sul tavolo del DECS e che consideri le molte osservazioni critiche giunte dalla scuola e le esigenze del settore del post-obbligatorio. E lo saremo anche domani e dopodomani, investendo le risorse finanziarie necessarie,
4. È importante spendere alcune parole sul laboratorio, una modalità pedagogica che ha senza dubbio degli aspetti positivi. Innanzitutto, così come proposto nell’emendamento, non rende orientativo il percorso dell’allievo e non stimola lo studente e le sue peculiarità, come invece dovrebbe essere. Inoltre, prescindendo dalle esperienze laboratoriali in quarta media in italiano e scienze (in quanto la loro introduzione non riguardava il superamento dei livelli, ma mirava ad altri obiettivi), i laboratori a classi dimezzate sono stati introdotti di recente, da poco più di un anno, in prima media: da non dimenticare, poi, che il Coronavirus ha fatto la sua parte, contribuendo a limitare a pochi mesi l’effettiva implementazione dei laboratori. Benché le impressioni siano sostanzialmente positive, siamo confrontati con la mancanza di riscontri oggettivi perché tutto è ancora nella sua fase iniziale. Ma anche qui sarebbe sufficiente riprendere l’invito di buona parte dei professionisti: prima di promuovere nuove misure, è importante consolidare quelle appena messe in atto, inserendole nel contesto più ampio dell’apprendimento. Questo approccio peraltro è pienamente condiviso dal PLR.
È paradossale il caso del tedesco, peraltro: il laboratorio è stato avviato, in seconda media, a settembre 2021, quindi per la consultazione ci si doveva esprimere su una modalità pedagogica implementata da poco più di tre mesi… È ovvio, quindi, che un tema così importante non possa essere affrontato seriamente ed esclusivamente con l’ampliamento delle attività di laboratorio in terza media, quasi che il laboratorio fosse una modalità miracolosa.
Anche decantare l’esperienza in atto a Caslano appare esagerato. Appunto, si tratta di un’esperienza e non di una sperimentazione, senza alcun dato scientifico di riferimento sul suo esito. È senz’altro lodevole l’impegno dei docenti di questa sede, ma senza dati oggettivi e comparativi è impossibile esprimere un parere attendibile su quanto intrapreso. Inoltre, sembrerebbe che non sia stato “tutto rose e fiori” come invece abbiamo potuto leggere sui media.
5. Siamo dell’avviso che l’agire del DECS sia frettoloso e forzato, a svantaggio di un approccio qualitativo e condiviso che invece la scuola richiede. Pensate: la consultazione si è conclusa il 23 dicembre e neppure tre settimane dopo era già pronto il rapporto sulla stessa e poi un emendamento da sottoporre al Legislativo. È ovvio che sorgano legittimi dubbi su queste tempistiche e sul rigore scientifico utilizzato per l’analisi dei dati della consultazione, anche rilevando i pareri e le reazioni del settore scolastico. Infatti, tra coloro che si annoverano fra i “favorevoli al modello proposto dal DECS ma in maniera condizionata”, si trovano anche alcuni collegi dei docenti di Scuola media che invece criticano apertamente la proposta. Ad esempio, un plenum di docenti indica che “Ci pare prematuro e poco sensato realizzare un progetto di questa portata senza che le ultime importanti modifiche vengano digerite dalla scuola.” E ci sono molti altri casi simili. Siamo convinti, perciò, che si tratti di un parto affrettato. I pareri discordanti, se non critici, di parte dei professionisti, ma pure da parte di gruppi e partiti, vanno considerati ed approfonditi maggiormente e dovevano suggerire di non agire in fretta e furia come è stato fatto.
6. Ma anche la procedura scelta dal Governo è poco adatta e poco democratica, considerando la portata e la sensibilità dell’argomento. Prediligere un emendamento in zona Cesarini al preventivo 2022, anziché un messaggio specifico con un’analisi commissionale, è un ulteriore dimostrazione di forzatura di fine legislatura. Non possiamo permetterci, come in parte stiamo facendo, di affrontare il tema in modo affrettato e parziale.
7. La fretta di portare in Parlamento il tema ha influito anche su una certa assenza di trasparenza delle procedure. Senza la nostra richiesta, e due successive sollecitazioni, probabilmente il DECS non avrebbe proposto la possibilita di visionare le varie prese di posizione ai deputati; tuttavia la modalità scelta dal DECS è discutibile (ossia permetterne la consultazione in condizioni quasi impossibili per dei parlamentari di milizia, per di più in tempi strettissimi). Tutto ciò fa specie. È mancanza di trasparenza e scarsa considerazione del ruolo del parlamentare, nonché un’opportunità negata per conoscere compiutamente, e legittimamente, tutte le prese di posizione, non solo alcuni stralci scelti dal DECS. Ma il mondo della scuola subboliva e... il materiale è venuto in superficie. È un segnale emblematico.
8. Ma una stranezza tira l’altra, sempre legata ad un’informazione parziale. Sui media leggiamo comunicati da parte di assemblee genitori, sindacati, gruppi professionali, tutti sostanzialmente a favore della proposta del DECS. Dal settore scolastico, invece, il nulla (a parte l’esperienza della Scuola media di Caslano, l’unica che ha potuto dire la sua in pompa magna). E ciò a seguito della mancata autorizzazione del DECS di divulgare le proprie prese di posizione, alcune delle quali critiche. Insomma: a chi vive giornalmente la scuola è messo il bavaglio e non ha il permesso di promuovere legittimamente e con dignità le loro opinioni. Anche qui: è, questa, trasparenza e opportunità di poter conoscere tutte le posizioni, anche quelle magari scomode e non allineate al DECS? No, ci spiace. Questa poca attenzione ai rappresentanti della scuola non va bene.
Siccome il Ticino è piccolo, le prese di posizione circolano comunque, anche perché chi non si sente considerato dai propri superiori trova altre vie per far conoscere il proprio disappunto. E c’è voluto il Movimento della Scuola, ieri, a rendere pubblici i pareri delle scuole medie e dei licei: ognuno potrà rendersi conto di come le loro prese di posizione sollevino, accanto a degli apprezzamenti, molte critiche, osservazioni divergenti e molti auspici; se il DECS non li ha recepiti, ci auguriamo che almeno il Parlamento li consideri seriamente! Naturalmente non significa accogliere acriticamente le loro osservazioni e pensare che solo le loro idee siano corrette: ma il parere dei docenti e dei dirigenti scolastici è importante e deve alimentare il dibattito sulla scuola! Altrimenti non potranno che continuamente incrinarsi i rapporti di fiducia tra le parti, a tutto svantaggio della qualità e del benessere a scuola. Ed è poi ovvio si instaurino dubbi e interrogativi sulla plausibilità dell’analisi della consultazione, che sembra stata orientata a confermare la strada voluta dal DECS.
A dire il vero gli esperti di matematica hanno espresso pubblicamente la loro opinione: ed è stato un parere piuttosto critico. Parlano apertamente di “rischio di appiattimento dell’insegnamento”, del fatto che “nel secondo biennio un insegnamento differenziato con gruppi estremamente eterogenei, a meno di rivedere verso il basso gli obiettivi, è inattuabile” e che “La proposta in consultazione è incompleta, precipitosa e non risolutrice.” Infine, dichiarandosi comunque concordi nel superare l’attuale sistema e desiderosi di trovare soluzioni condivise, propongono, nel breve termine, delle modifiche normative che potrebbero attenuare le problematiche attuali in merito al post-obbligo.
Onorevoli Consiglieri di Stato, care colleghe e cari colleghi: ma chi solleva critiche e propone percorsi alternativi, pensate siano tutti retrogradi, immobilisti, miopi, boicottatori, come una parte della politica ha affermato in questi giorni?!? Smettiamola di etichettare così chi la pensa diversamente e di metterla sempre sul confronto tra destra e sinistra!
9. Un’ultima osservazione. Smettiamola pure, per favore, di considerare dei bambini coloro che iniziano la terza media. Sono dei ragazzi che stanno entrando nell’adolescenza. Il compito della scuola è accompagnare questi allievi, fornire le molteplici competenze per affrontare la vita, stimolarli, appassionarli all’ambito più congeniale per ciascuno di loro, ma alzando continuamente l’asticella dell’apprendimento e migliorando di continuo la loro formazione. Se vogliamo che la scuola diventi davvero “palestra di vita”, e noi lo vogliamo, dobbiamo fare in modo che i ragazzi si sentano coinvolti in un contesto fatto di diritti sacrosanti ma anche di doveri altrettanto importanti. È con questi valori che il PLR desidera rendere davvero orientativo il secondo biennio della Scuola media: mettendo al centro l’allievo, le sue potenzialità e le sue diverse forme di intelligenza, facendo in modo che sia protagonista delle sue scelte formative e accrescendo la sua autostima.
Per concludere.
Riteniamo che per raggiungere una certa condivisione tra i vari attori in gioco, la scuola in primis, sarebbe probabilmente bastato accogliere obiettivamente le criticità emerse dalla consultazione, darsi un po’ di tempo e trovare punti d’intesa, alternative e soluzioni orientate al vero futuro dell’insegnamento. Avremmo così potuto sostenere una sperimentazione davvero convincente e articolata. Tuttavia, il risultato è quello che conosciamo, e il PLR, per tutti i motivi appena esposti, invita il Parlamento a votare NO all’emendamento.
Aron Piezzi
a nome del gruppo PLR