Consuntivo 2020 DECS
20 settembre 2021
Presidente del Gran Consiglio, Onorevoli Consiglieri di Stato, colleghe e colleghi,
in questo mio intervento a nome del PLR mi riferirò naturalmente al 2020, ma inevitabilmente esporrò spunti di riflessione inerenti alla situazione attuale e futura.
Anche la scuola, e in generale tutti gli ambiti di competenza del DECS, ha sofferto, e soffre, la pandemia. Sono ancora nella memoria di tutti i primi mesi concitati del 2020, in cui la scuola è stata chiusa, per poi essere riaperta parzialmente nell’ultimo mese dell’anno scolastico, e riaperta completamente, con regole puntuali, a settembre del 2020.
In questi mesi di stravolgimenti, giunti come un fulmine a ciel sereno, credo che tutto sommato il DECS abbia gestito dignitosamente la situazione, a parte l’infausta decisione di annullare gli esami di maturità e le consuete difficoltà ad interagire in particolare con alcuni partners (ad esempio con qualche Comune ed alcune realtà scolastiche). Ritengo tuttavia che, per questo ultimo aspetto, sia fin troppo semplice attribuire le responsabilità solo al DECS.
Rivolgo un sincero ringraziamento a tutte le componenti della scuola per aver affrontato questo difficile momento, nella consapevolezza che si possa e si debba sempre fare meglio.
Durante il lockdown del 2020 abbiamo assistito a una sorta di paradosso. Tutti, spero, si sono resi conto che la vera scuola si fa a scuola, in presenza, tra allievi e docenti. Tuttavia, tra non poche difficoltà, il mondo della scuola ha dovuto reinventarsi, adottando – nell’insegnamento a distanza e soprattutto per i più grandi – le nuove tecnologie. I risultati sono stati altalenanti. Ma ciò ha dimostrato che nuove tecnologie e approcci didattici e pedagogici basati sulla relazione interpersonale devono essere portati avanti congiuntamente, senza prevaricazione dell’uno sull’altro.
In questo scenario difficile, Governo e Parlamento hanno saputo comunque esprimersi su alcuni temi importanti di competenza del DECS. Su tutti, a mio avviso, le modifiche di alcune norme di legislazione scolastica della scuola dell’obbligo: mi riferisco in particolare all’abbassamento del numero di allievi per classe, al potenziamento dei docenti di appoggio e delle attività di laboratorio alla scuola media e alla pausa per le docenti di SI. Nell’impossibilità di promuovere, allo stato attuale, un discorso complessivo e condiviso di riforma della scuola ticinese, è stato saggio e pragmatico percorrere questa via, individuando soluzioni puntuali e il più possibile condivise.
Ora queste misure, che possono contribuire a migliorare scuola, devono essere messe in pratica. All’inizio, si sa, ogni novità crea qualche preoccupazione. Stando ad alcuni, le difficoltà comunicative e di approccio appena accennate non si sono stemperate in questi mesi di pandemia. La pandemia stessa, ovviamente, influenza, spesso negativamente, settori in cui sono importanti le componenti umane e relazionali, come la scuola.
A maggior ragione, tuttavia, in questo momento è richiesto uno spiccato senso di responsabilità e disponibilità collaborativa a tutti, specialmente a coloro che rivestono ruoli di conduzione. Occorre saper coinvolgere maggiormente, da parte del DECS, e sapersi coinvolgersi pure maggiormente, da parte di docenti e direzioni, instaurando una vera dialettica basata su autorevolezza e ascolto. Questo approccio, purtroppo, è ancora poco presente.
È pure importante che prima di promuovere ulteriori misure e/o riforme, occorra consolidare le misure in atto o in procinto di essere attuate, evitando confusioni e rigidità. Sento, qua e là nel Cantone, soprattutto nelle Scuole dell’infanzia e elementari, un certo disorientamento e disagio, dovuti senz’altro alla pandemia, ma anche al forse eccessivo numero di figure professionali attivi nel mondo della scuola. Tutti profili, beninteso, che operano per il bene della scuola, che nascono da effettive necessità, ma che, se non coordinate e qualificate, arrischiano di creare più problemi che benefici, sia agli allievi che ai docenti. Pensate: al docente titolare, oltre alle figure più “tradizionali” quali il docente di sostegno pedagogico e il logopedista, a seconda delle necessità si possono affiancare: il docente di appoggio, l’operatore pedagogico per l’integrazione, il docente per casi difficili, il docente di lingua e integrazione e altre figure esterne alla scuola, quali ad esempio psicologi ed ergoterapisti. Sono molte figure, forse troppe?, che impongono costanti riflessioni sulla loro efficacia, e pure sull’adeguatezza di questa struttura metodologica nel suo insieme. Benvenga dunque, come si legge a pagina 147 del consuntivo 2020, la nascita del progetto “ripensare l’inclusione”, in chiave critica e certamente costruttiva.
Per il futuro, ma pure per le riflessioni nel corso di questo 2021, è perciò indispensabile analizzare approfonditamente, anche con riscontri scientifici, le misure implementate in questi anni e di recente, valutare la loro validità o meno; ciò deve essere fatto prima di promuovere nuove misure, grandi o piccole che siano, in ogni ordine di scuola, con l’opportuno coinvolgimento delle Direzioni e dei docenti.
Aron Piezzi
a nome del gruppo PLR