Preventivo 2021 DT - L’intransigenza dell’ARE mette a repentaglio uno dei patrimoni culturali e del paesaggio costruito più importanti del Canton Ticino: i nostri rustici!
14 dicembre 2020
Egregio signor presidente, Consiglieri di Stato, colleghe e colleghi,
intendo affrontare il tema dei rustici prendendo spunto dalla notizia resa nota settimana scorsa in merito al ricorso che l’ARE, l’Ufficio federale della pianificazione territoriale, ha inoltrato al Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) sul piano regolatore della Val Malvaglia, approvato quasi 5 anni fa dal Consiglio di Stato e ritenuto irricevibile per aver inoltrato il gravame fuori tempo massimo. Ritenendo corretto il proprio agire, l’ARE ha impugnato la decisione attraverso un ricorso al Tribunale federale.
Questo non è un esempio isolato, ma è il costante atteggiamento che riscontriamo di questi tempi nelle nostre valli da parte dell’ARE. Se a ciò si aggiunge che la Confederazione abbia voluto bloccare numerose aree di questo piano, ricorrendo contro il PUC-PEIP a suo tempo, non possiamo che allarmarci.
Come non menzionare anche le zone che si situano proprio ai bordi dei nostri paesi di valle, in cui vi sono numerosi edifici che rischiano di crollare perché la Confederazione esclude dal PUC-PEIP “per meglio sancire la differenza tra zone edificabili e fuori zona”? La realtà dei fatti è che in queste zone preziose ci troveremo rovi e macerie.
La situazione è talmente paradossale che questo tema non va più cavalcato politicamente o partiticamente. E nemmeno questo è il classico intervento per rimproverare il Dipartimento del territorio o il suo Consigliere di Stato. Si tratta di lanciare l’allarme!
Quest’anno è stata l’occasione anche per molti ticinesi di percorrere maggiormente il nostro Cantone, apprezzando ancor di più gli infiniti e preziosi elementi antropici del paesaggio. Sono opere che trasudano dello sforzo di chi li ha creati, assieme alla bellezza che sta tutta nell’equilibrio tra la disperata necessità di sopravvivere e il senso etico ed estetico, che poi racchiude la nostra vera identità, la nostra storia e la nostra cultura.
Questa non è retorica, colleghe e colleghi: è realtà. Perché dovremmo guardare perire buona parte di questi oggetti straordinari senza reagire? Di recente, so che durante la discussione sulla revisione della Legge sui beni culturali, pure la STAN ha riferito di essere intervenuta presso la Confederazione, perché questi oggetti sono preziosi beni culturali a tutti gli effetti: fanno parte a pieno diritto del patrimonio del paesaggio costruito.
È il momento di agire in concerto, perché attendere significa perdere questo patrimonio. E grida vendetta al cielo che l’ARE si faccia complice – con patrocinatori al seguito, con atteggiamento paternalista e impositivo, senza alcuna flessibilità – di un tale scempio. L’atteggiamento punitivo di Berna è divenuto umiliante per il nostro Cantone, anche perché più della salvaguardia del paesaggio sembra interessata a perseguire battaglie giuridiche, manifestando mancanza di fiducia nelle autorità cantonali e comunali.
Le azioni dell’ARE tolgono vitalità e futuro a realtà già marginali e svantaggiate rispetto al contesto urbano e creano l’irreversibile perdita del paesaggio culturale. Inoltre, sono di una severità ingiustificata e controproducente rispetto agli scopi medesimi della Legge in vigore, la quale risulta già molto restrittiva.
Il mio vuole quindi essere un appello, rivolto a tutti gli attori in gioco: Consiglio di Stato e Parlamento in primis, ma pure ai Comuni ticinesi e alla Deputazione ticinese alle camere e alle varie associazioni che hanno a cuore il territorio: occorre un fronte comune e compatto affinché venga stigmatizzato questo irritante atteggiamento dell’ARE.
Nella piena consapevolezza, e concludo, che edifici destinati ad un inevitabile deterioramento non contribuiscono alla valorizzazione del territorio: diroccati, aree inselvatichite e abbandonate, per di più nei pressi delle zone edificate, non saranno mai testimonianza del passato, bensì un’omissione del presente che non permetterà di assegnare un futuro a questi patrimoni, a seguito dell’intransigenza delle Autorità federali.
Aron Piezzi
deputato del PLR