Messaggio 7704: “Modifica di alcune norme della legislazione scolastica in materia di condizioni quadro d’insegnamento e apprendimento alla scuola dell’obbligo”
21 settembre 2020
Egregio signor Presidente, Onorevoli Consiglieri di Stato, care colleghe e cari colleghi,
porto il sostegno del gruppo PLR al rapporto commissionale ed esprimo soddisfazione sia per le modifiche legislative individuate in favore della scuola dell’obbligo ticinese, sia per la “chiusura di un cerchio”: infatti l’accordo politico del luglio del 2019 del Consiglio di Stato – che comprendeva anche fiscalità, socialità, trasporto pubblico e cassa pensione – attendeva solo questa approvazione.
Dopo la bocciatura popolare de “La scuola che verrà”, era importante individuare misure mirate e percorribili per migliorare le condizioni generali di insegnamento-apprendimento. Nell’impossibilità di promuovere, allo stato attuale, un discorso complessivo di riforma della scuola ticinese, è stato saggio e pure pragmatico percorrere questa via, riferendosi anche ad atti parlamentari, in particolare alla mozione Polli-Pagani.
A mio e a nostro modo di vedere, dunque, il risultato che scaturisce dal rapporto commissionale (dopo circa un anno di discussioni) è una buona sintesi tra la proposta iniziale del DECS, gli approfondimenti e le argomentazioni della Commissione e il coinvolgimento del settore scolastico e dei Comuni. Mi piace sottolineare la volontà dimostrata per trovare soluzioni il più possibili condivise, anche se, come sempre, per motivi più o meno giustificati, c’è chi non si ritiene pienamente soddisfatto.
Questa volontà, in particolare, si è manifestata all’interno della commissione, che ha partorito un rapporto all’unanimità; ma pure il DECS, finalmente, ha dimostrato di ascoltare gli altri attori coinvolti, aderendo a proposte alternative rispetto al proprio messaggio iniziale: questa flessibilità e capacità di accogliere anche proposte non sue – al posto di troppe rigidità vissute in passato – sono state importanti per trovare convergenza. In fondo, ascolto, umiltà e spirito di collaborazione, accanto a competenze specifiche, autorevolezza e rispetto dei ruoli, sono prerogative del mondo della scuola, e pertanto devono appartenere al DECS e ai vertici di chi si occupa di scuola; in questo contesto specifico è avvenuto, non sempre in passato.
L’approvazione del presente messaggio – e pure il ritorno a scuola in questo conteso difficile (laddove è essenziale tornare a parlare di contenuti, obiettivi e visioni, e non solo di piani di protezione e misure anti COVID) – non deve passare in secondo piano o essere offuscata dalle polemiche sorte attorno all’agenda scolastica e al volantino sulla giornata del percorso casa-scuola a piedi. Sono, questi ultimi, esempi di come non si debba lavorare nella scuola. I temi sollevati sono importanti e certamente da affrontare, ma con equidistanza ed equilibrio; vi sono ben altre modalità per promuovere il rispetto per l’ambiente, senza necessariamente alzare pugni e gridare “ci avete rotto i polmoni”, oppure incentivare la mobilità lenta senza veicolare immagini fuorvianti in cui il bambino si sposta in groppa a un lupo o a un cervo!
Da membro della Commissione formazione e cultura, ma soprattutto da docente di scuola elementare e sindaco, sono contento delle conclusioni a cui giunge il rapporto commissionale: non si tratta di cerotti e contentini, ma di passi avanti (seppur non da gigante) puntuali per la scuola dell’obbligo.
Sono consapevole che si potevano trovare anche altre soluzioni, a dipendenza delle sensibilità di ogni attore coinvolto. Ma in politica occorre individuare sinergie e maggioranze per concretizzare gli obiettivi. Mi riferisco soprattutto al numero di allievi per classe: se per la scuola media l’abbassamento è realtà, ciò non è avvenuto per le scuole comunali.
Immaginiamoci di avere una classe di 25 allievi di 5.a elementare, quindi già grandicelli, in un’aula di non immense dimensioni, con differenti profili di competenze cognitive e sociali, e motivazioni ed impegno diversi: il compito per l’insegnante è senza dubbio impegnativo.
Ma immaginiamoci pure, per un Comune, dover ampliare una sede scolastica per accogliere nuove classi, con iter procedurali a volte lunghi e problematici, mancanza di spazi, investimenti non indifferenti, con il rischio di ritrovarsi poi, ad opera realizzata, senza le necessità che si riscontrava qualche anno precedente: anche in questo caso si tratta di una situazione problematica.
Nella piena consapevolezza che la scuola dell’obbligo necessiti un costante miglioramento delle condizioni di insegnamento-apprendimento, la soluzione del potenziamento del docente di appoggio alla SI e alla SE è soddisfacente. Ricordo che già oggi esiste questa figura, ma è facoltativa, prevede tra le 10 e le 16 ore settimanali per classe e ed legata a sensibilità e forza finanziaria dei Comuni; con la proposta commissionale, per contro, essa diventa obbligatoria, a metà tempo (16 ore), a partire dai 21 allievi alla SI e dai 23 per la SE. Il miglioramento è evidente.
Per ritornare all’esempio di prima, significa che la classe di 25 ragazzi di 5.a elementare, oltre al proprio docente al 100%, avrà a disposizione un altro maestro al 50%: è un’interessante opportunità pedagogica e didattica, magari sfruttando altri spazi disponibili in sede (anche di dimensioni inferiori) per lavori a gruppi e differenziati. Questa co-docenza sarà proficua per tutti. Per il Comune, comunque e giustamente, si tratta di investire maggiori risorse per la scuola, ma in modo mirato e puntuale, sempre beneficiando del sussidio cantonale.
Ma la notizia importante è anche la generalizzazione della figura del docente d’appoggio, per comprovate motivazioni pedagogiche, anche per classi con numeri inferiori. Per esperienza so che non necessariamente sia più facile insegnare in una classe di 18 allievi rispetto a una di 24. È quindi importante ragionare in termini di flessibilità e poter trovare soluzioni efficaci in virtù di bisogni e specifiche necessità.
Il nostro gruppo aderisce anche a tutte le altre misure non evocate in questo mio intervento, si felicita che alcune proposte operative della mozione Polli-Pagani siano già in atto (e mi riferisco in particolare ai laboratori di italiano nel primo biennio della scuola media) e respinge tutti gli emendamenti proposti.
L’auspicio, in conclusione, è che questa positiva sintonia trovi conferma anche in futuro: il dialogo e il confronto, senza preconcetti e nel rispetto dei ruoli, sono indispensabili anche (e soprattutto) nel mondo della scuola, il quale merita tutto il nostro impegno affinché continui ad essere palestra di vita ed esperienze e al quale vengano fornite le risorse per svolgere appieno il proprio compito.
Aron Piezzi
a nome del gruppo PLR