Mozioni

Toponomastica e archivi degli enti pubblici: l’importanza e l’urgenza di salvaguardarli ora!

09 marzo 2020

1. Introduzione

Alcuni Enti locali, soprattutto Comuni, Patriziati e Parrocchie, in questi decenni si sono impegnati a svolgere ricerche toponomastiche, culminate in pregevoli pubblicazioni, e a riordinare i propri archivi. Entrambe le iniziative, sovente, sono state effettuate con l’indispensabile supporto del Cantone: per ciò che riguarda la toponomastica, con una vera e propria consulenza e collaborazione, soprattutto nella raccolta, localizzazione e descrizione dei nomi di luogo locali (prima a cura del RTT, poi, a partire dal 2015, dal CDE); per gli archivi, attraverso l’operato diretto di professionisti dell’Archivio di Stato (che poi richiede un contributo finanziario all’ente committente).

Sono iniziative frutto della sensibilità ma pure della lungimiranza degli amministratori locali. Testimoniano rispetto e profonda riconoscenza verso chi ci ha preceduto, nella consapevolezza che lo spirito identitario di una comunità sia determinato anche dal proprio legame con il territorio. I toponimi di un villaggio rievocano le gesta e le sue peculiarità territoriali, storie di uomini e paesaggi, di vita quotidiana e di realtà socio-economiche del passato; fanno riemergere importanti testimonianze legate al mondo agricolo e pastorale; consentono inoltre riflessioni sul territorio che cambia ed evolve. Gli archivi degli enti pubblici riordinati, dal canto loro, permettono di salvaguardare momenti importanti di vita istituzionale e sono la premessa fondamentale per una loro successiva ed ulteriore valorizzazione, ad esempio attraverso ricerche e pubblicazioni.

Va inoltre ricordato che ricerche toponomastiche e archivistiche sono strettamente correlate: gli archivi, ad esempio, sono custodi (anche) delle forme documentarie dei toponimi (si pensi ad esempio agli antichi estimi e catasti, vere e proprie raccolte di nomi di luogo). 

2. Le ricerche toponomastiche

In passato, sino alla fine del 2014, era il Repertorio toponomastico ticinese (RTT) ad occuparsi e a fungere da consulente per questa importante tematica. Il compito, a partire dal 2015, fu poi assunto dal Centro di dialettologia e di etnografia (CDE). Non mancarono, a quel tempo, alcune polemiche in merito, sfociate pure in un’interrogazione e soprattutto in una mozione (che chiedeva di ripristinare il RTT), poi respinta.

Da informazioni assunte, dal 1982 a tutt’oggi sono state pubblicate 68 ricerche toponomastiche, 36 nella versione approfondita (collana “Repertorio toponomastico ticinese”) e 32 nella versione più “snella” (denominata collana “Archivio dei nomi di luogo”). Attualmente c’è una “lista di attesa” considerevole: ossia una decina di Comuni/Patriziati desiderosi di promuovere e/o continuare la propria ricerca ma che il Cantone, per mancanza soprattutto di risorse umane, non riesce a seguire e concretizzare con la dovuta continuità. Si stima che per completare le ricerche toponomastiche di tutto il Cantone (opzione comunque irrealistica) manchino 100-120 Comuni (da intendere le frazioni dei Comuni aggregati).

I posti di lavoro presso il CDE che si dedicano alla toponomastica sono 1,8 unità (3 al 50% e 1 al 30%). Appare evidente che il servizio sia ampiamente sottodotato. Inoltre, da quando il servizio toponomastico è stato accorpato al CDE, le ricerche pubblicate hanno subito una diminuzione rispetto al periodo precedente.

3. Gli archivi degli Enti pubblici locali

Da sempre, i responsabili dell’Archivio di Stato, su mandato di Comuni, Patriziati e Parrocchie (e altri enti pubblici come i Consorzi, ad esempio), si occupano di ordinare e catalogare secondo criteri scientifici gli archivi degli Enti locali, dietro un compenso di fr. 55/ora (si segnala che a partire dal 1 gennaio 2020 questo importo è aumentato a Fr. 70/ora, per adeguarsi ad altre prestazioni del Cantone per gli Enti locali).

Secondo informazioni in nostro possesso, dalla creazione del Servizio archivi locali (SAL) ad oggi sono stati effettuati 201 interventi di riordino, che hanno interessato 162 archivi: 73 comunali; 34 parrocchiali; 27 patriziali; 4 di Giudicature di Pace; 3 di Comunità; 13 di consorzi; 6 di associazioni; 2 privati. 

Attualmente sono in corso i seguenti lavori: 9 consulenze per il rilevamento, lo scarto e il riordino degli archivi (fra cui le consulenze per la Città di Bellinzona e per la Città di Mendrisio); 17 interventi di riordino completo o parziale, di cui 1 che comprende ben 18 archivi patriziali, e un altro 3 archivi comunali. 

Gli archivi fino ad oggi riordinati dal SAL (da notare che ci sono archivi riordinati anche direttamente dai singoli enti o da altri) dovrebbero rappresentare circa il 25-30% del totale. La cifra non è certa, avendo solamente delle stime sul numero di archivi locali presenti in Ticino. Importante è pure ricordare che anche per gli Enti i cui archivi sono già stati riordinati in futuro occorrerà intervenire nuovamente perché una parte della documentazione prodotta oggi diverrà storica. 

Al Servizio archivi locali lavorano 5 persone con differenti percentuali lavorative, per un totale di 3 unità a tempo pieno.

4. L’operato degli Enti pubblici

In questi anni diversi Comuni, Patriziati e Parrocchie hanno eseguito le ricerche toponomastiche e riordinato gli archivi. In questa sede ci permettiamo di citare l’esempio del Comune di Maggia, nato nel 2004 dall’aggregazione di sette ex Comuni. Nel corso soprattutto dell’ultimo decennio sono stati sistemati gli archivi di tutti e sette gli ex Comuni (ora centralizzati in uno stabile appositamente attrezzato a Someo) e pure i sette Patriziati e le sette Parrocchie, con il sostegno finanziario del Comune, hanno riordinato i propri archivi. Anche le ricerche toponomastiche, spesso su iniziativa dei locali Patriziati ed in collaborazione con preziosi informatori locali, sono quasi ultimate, culminate in apprezzate pubblicazioni. Aurigeno, ultima frazione a non aver ancora concluso le ricerche, ha di recente riattivato il proprio lavoro, iniziato un ventennio fa e poi sospeso per svariati motivi.

Insomma: grazie a sensibilità ed unità d’intenti invidiabili, si può affermare che la Comunità di Maggia ha capito l’importanza di salvaguardare la propria cultura materiale, istituzionale e territoriale. Per informazione, segnaliamo che l’investimento globale per queste importanti iniziative si aggira sui 650'000 franchi (circa 500'000 per gli archivi, 150'000 per la toponomastica). Ora le basi sono consolidate per ulteriori possibili nuove ricerche e pubblicazioni.

5. L’urgenza di occuparsi della storia locale

Considerando imprescindibile la salvaguardia e la valorizzazione della storia locale, scrigno di identità e memoria collettiva, appare quindi essenziale interrogarsi sull’attuale capacità da parte dei servizi cantonali di rispondere ad esigenze e richieste degli Enti locali di affrontare e portare a termine ricerche in ambito toponomastico ed archivistico. Quando si parla di capacità non si intende la professionalità e la competenza delle persone che si occupano di questi servizi, bensì l’evidente sotto dotazione del personale.

Emerge pertanto una forte preoccupazione. Per ciò che riguarda la toponomastica, i testimoni della civiltà contadina e, più in generale, coloro che hanno “vissuto” intensamente il territorio (con gesta legate in particolare alla pastorizia e all’agricoltura), si riducono sempre di più, a seguito della loro anagrafe. Essi custodiscono una ricchezza di informazioni e il loro ruolo è pertanto essenziale per intraprendere ricerche toponomastiche complete e capillari. Insomma: il tempo stringe! È perciò quanto mai necessario – per evitare la perdita irreversibile dei nomi di luogo e soprattutto delle descrizioni e le storie ad essi collegati – che nei prossimi anni si faccia il possibile per salvare dal sicuro dimenticatoio queste importanti testimonianze del passato.

Ma l’urgenza è data anche nel settore degli archivi locali: sono note, infatti, parecchie situazioni di degrado della documentazione storica, riferita in particolare all’incuria, al disordine e alla mancanza di controllo, che creano deperimento fisico e la scomparsa di documenti. Naturalmente, poi, i documenti più datati, e più preziosi, abbisognano di restauro improrogabile (e deposizione in luoghi adeguati).

6. Una proposta per l’immediato futuro

Con la presente mozione – consci dell’importanza della cultura locale, dell’oggettiva sotto dotazione dei servizi cantonali che si occupano di toponomastica e archivi locali (rispettivamente 1,8 persone e 3 persone a tempo pieno) e considerando una certa urgenza per entrambi i settori in questione – si propone quindi di individuare una modalità operativa per potenziare i servizi in questione.

Si propone di implementare una sorta di programma quadriennale, dal 2021 al 2024, in cui si assumano due persone qualificate al 100% a tempo determinato per il Centro di dialettologia e di etnografia (CDE) per le ricerche toponomastiche e altrettante per il Servizio archivi locali (SAL) per il riordino degli archivi degli Enti locali. Il tutto potrebbe poi rinnovarsi, in caso di comprovata necessità, anche per il quadriennio successivo. Un aspetto importante sarà quello di garantire professionalità e competenza nelle persone coinvolte: esse sono indispensabili, anche per evitare metodologie di lavoro incomplete e/o scorrette.

I costi dei quattro nuovi impieghi al 100% potrebbero indicativamente fissarsi sui Fr. 400'000 annui, cioè ca. Fr. 1,6 mio per un quadriennio. Pur non trattandosi di una somma di rilievo, è auspicabile che tale importo venga trovato all’interno del budget della Divisione Cultura (o almeno la sua metà).

Ricordiamo che anche gli enti promotori di queste iniziative culturali (in particolare Comuni, Patriziati e Parrocchie) continuerebbero, giustamente, ad assumersi parte dei costi: per il settore della toponomastica soprattutto per la stampa della pubblicazione con i risultati della ricerca; per il riordino degli archivi, attraverso il pagamento dell’importo di Fr. 70/ora per i professionisti del Cantone che svolgeranno tale compito.

Questo potenziamento potrà far fronte alle continue richieste degli Enti locali volte a promuovere ricerche toponomastiche e riordino di archivi, rispondendo in tal modo a un reale bisogno del territorio. In caso contrario si corre il forte rischio di cancellare importanti testimonianze di storia locale ed istituzionale e demotivare – a causa di tempistiche e procedure troppo estese, come capita tutt’ora – l’iniziativa degli Enti locali stessi.

Aron Piezzi, deputato PLR
Cofirmatari: Fabrizio Garbani-Nerini PS, Giovanni Berardi PPD, Cristina Gardenghi I VERDI, Sem Genini LEGA, Daniele Pinoja UDC