Intervento consuntivo 2018 - Dipartimento delle istituzioni
17 settembre 2019
Presidente del Gran Consiglio, Onorevoli Consiglieri di Stato,
colleghe e colleghi,
in questo mio intervento a nome del PLR sul Dipartimento delle istituzioni mi riferirò naturalmente al consuntivo 2018, ma inevitabilmente porrò domande e spunti di riflessione inerenti la situazione attuale e futura.
Il DI ha proceduto negli scorsi anni all’aumento consistente degli effettivi dalla polizia, concentrandosi dunque maggiormente sulla sicurezza in senso stretto del termine. Un indirizzo che può essere condiviso, almeno in parte, ma che richiede allora degli interventi anche in favore di chi la giustizia è chiamato ad amministrarla e cioè la magistratura. Ora, qui le pecche sono emerse in maniera evidente, mancando purtroppo una chiara linea di sviluppo della magistratura dove si interviene sempre più con dei cerotti, ad esempio con la nomina di un nuovo procuratore pubblico e potenziando il Tribunale penale. Sorge quindi la domanda: vi è una visione d’insieme sia sull’efficacia delle misure proposte, sia sul fabbisogno effettivo di un settore, quello della giustizia, di fondamentale importanza per le istituzioni?
In questo senso si inserisce spontaneamente il discorso sul progetto “giustizia 2018”, soprattutto in merito alla (definita “prioritaria”) riorganizzazione legata all’operato delle Autorità regionali di protezione; se è vero che essa è al vaglio del Parlamento, è altrettanto vero che la mancanza anche in questo caso di un chiaro indirizzo fin dall’inizio (non solo legato all’autorità giudicante ma soprattutto della rete di sostegno), non ne permette una celere evasione. Da ultimo non si dimentichi anche il progetto di riorganizzazione della giustizia di pace che, anche a seguito dell’innalzamento delle soglie, ha acquisito maggiore importanza per la giustizia civile. A che punto siamo con questi importanti progetti?
Per ciò che invece riguarda gli uffici di esecuzione e fallimenti: in occasione della trattazione del messaggio sulla riorganizzazione di questo settore si sono constatate numerose e significative criticità legate in particolare alla mancanza di risorse nell’ambito della gestione dei fallimenti. Vista l’inefficacia in questo settore, riconosciuta dal DI stesso, ed il rischio marcato di abusi legati a fallimenti fraudolenti, quali misure concrete sono nel frattempo state prese per migliorare la situazione?
Passiamo ora al tema dei rapporti tra Cantone e Comuni ed in particolare alla riforma denominata Ticino 2020. In un sistema che si basa su diversi livelli istituzionali è fondamentale garantire un'evoluzione dei rapporti tra questi ultimi per mantenere un buon funzionamento dei meccanismi nell'interesse dei cittadini.
Un progetto di questa portata dovrebbe essere posto tra le priorità e quindi sorprende che nel Rendiconto 2018 tra i progetti strategici della direzione del Dipartimento non risulti il progetto "Ticino 2020", che invece si riduce quasi ad un rendiconto finanziario della SEL.
In questo senso, a ormai qualche anno dal lancio di questo importante progetto, è fondamentale cominciare a vedere i primi passi concreti per stemperare anche quella tensione crescente che si sta vivendo tra i due livelli istituzionali. Ne sono la prova concreta le iniziative dei Comuni recentemente lanciate che dimostrano come l'insoddisfazione stia crescendo.
Sarebbe dunque utile avere delle chiare tempistiche in particolare per i dossier più spinosi (revisione dei flussi Cantone-Comuni e Perequazione intercomunale). Questo anche alla luce della posizione assunta dai Comuni in fase di consultazione (su 91 Comuni l’81% si dice favorevole), che chiedono che ci si ispiri sin da subito ai principi di Ticino 2020 (chi beneficia-decide-paga).
Sarebbe anche utile avere una posizione, anche solo parziale, sulla prima fase di consultazione promossa tra i Comuni dell’ACT e dall’ERS Luganese, presentata in Piattaforma di dialogo tra Cantone e Comuni a febbraio 2019, in cui, lo ricordiamo, tra i Comuni vi è ampia coesione e la direzione indicata per la riforma è chiara.
Altro tema importante è il Piano cantonale delle aggregazioni (PCA), che attende l’approvazione da parte del Gran Consiglio. E qui mi permetto di fare un appunto particolare che riguarda la Valle Maggia, ma non solo. È di attualità la notizia della rinuncia da parte del DI all’aggregazione tra i Comuni della Rovana e il Comune di Cevio, che di fatto sarebbe stata conforme al PCA. Non credo si possano attribuire colpe ai Comuni coinvolti, che già lottano per letteralmente sopravvivere. E nemmeno voglio addossare colpe al Dipartimento. Sorge però un quesito più generale: siamo davvero sicuri che il PCA sia lo strumento idoneo per far fronte alle serie difficoltà che stanno vivendo le regioni più periferiche del nostro Cantone? È senz’altro uno strumento importante, ma di certo non può essere l’unico!
Pongo questo quesito perché più di un campanello di allarme deve suonare quando accadono fatti come quello di Cevio e la Rovana. Le regioni periferiche del nostro Ticino, intendo quelle più discoste, annaspano. Se da un canto è giusto pensare ad un riassetto istituzionale, dall’altro occorre urgentemente unire gli intenti tra i vari Dipartimenti (e mi riferisco in particolare, oltre al DI, al DFE e al DT), in modo da procedere ad investimenti lungimiranti, non a pioggia, in grado di davvero rivitalizzare un tessuto socio-economico che sta altrimenti morendo!
Mi permetto di lanciare questo appello nell’ambito della discussione sul suo dipartimento, Onorevole Gobbi, perché anche lei, come me, è uomo di valle. La situazione è preoccupante: occupiamocene, prima che sia troppo tardi!
Ringrazio per l’attenzione.
Aron Piezzi,
deputato PLR